31 ottobre 2024 – 01:45
L’afflusso continuo di clienti, in gran parte reclutati attraverso i social network, è un fenomeno sempre più diffuso. Donne di tutte le età vengono attratte dalla prospettiva di dimagrire senza dover ricorrere alla chirurgia estetica, ignare del fatto che sia per la criolipolisi che per la liposuzione sia necessaria la supervisione di un medico e l’ottenimento di un’autorizzazione specifica. Un caso emblematico riguarda un’estetista di Bricherasio, in provincia di Torino, finita sotto processo per lesioni personali colpose e per esercizio abusivo della professione medica: avrebbe causato ustioni di secondo grado sull’addome di una cliente. Inoltre, si è scoperto che la professionista avrebbe effettuato trattamenti sanitari riservati ai medici, violando il Testo unico delle leggi sanitarie che richiede l’autorizzazione del Prefetto per l’apertura di ambulatori o istituti medico-chirurgici. Il pubblico ministero ha richiesto una condanna a 5 mesi di reclusione e una multa di 12mila euro. Secondo l’accusa, la cliente sarebbe stata bruciata a causa dell’utilizzo negligente dell’apparecchiatura noleggiata dall’estetista da una ditta specializzata. Sebbene fosse stata avvertita dei possibili lividi post-trattamento, i rossori persistenti hanno generato preoccupazione nella cliente che ha deciso di rivolgersi a uno specialista e presentare denuncia alla Procura. Durante il processo, l’imputata ha puntato il dito contro la ditta fornitrice dell’apparecchio, accusandola di averla rassicurata nonostante mancassero le autorizzazioni necessarie. Ha dichiarato con sorpresa: “Quando ho ricevuto la lettera del mio avvocato sono rimasta scioccata. Praticavamo quel trattamento da un anno”. Ha aggiunto: “Conosco molte persone che lo fanno. Ho cercato informazioni dalla ditta, chiedendo se potevo utilizzare quell’apparecchiatura e come farlo”.