Le relazioni tra Italia e Stati Uniti sono caratterizzate da un’ottima solidità e il governo italiano si impegnerà a mantenere una collaborazione stretta con l’amministrazione americana, indipendentemente dal nuovo presidente che verrà eletto. Tuttavia, dietro le dichiarazioni di neutralità espresse in questi mesi si cela non solo una strategia politica, ma anche una certa preoccupazione tra i vertici dell’esecutivo per l’esito delle elezioni del 5 novembre.Si discute all’interno del partito di Giorgia Meloni su come affrontare questa situazione complessa. Se è evidente che vi sia una maggiore affinità con i conservatori, considerati alleati naturali, la premier è consapevole che gli equilibri geopolitici potrebbero subire delle variazioni significative a seguito della vittoria di Kamala Harris o del ritorno alla Casa Bianca di Donald Trump. Questi cambiamenti potrebbero non essere favorevoli all’Italia e all’Europa.Non sono tanto le conseguenze interne che destano preoccupazione. Anche se Matteo Salvini ha espresso il suo sostegno per Trump, sottolineando come una sua vittoria porterebbe pace in Ucraina e Medio Oriente, il vero timore riguarda un possibile disimpegno generale degli Stati Uniti sulla scena internazionale, mettendo l’Europa impreparata a fronteggiare questa eventualità.Una vittoria di Trump complicherebbe ulteriormente i rapporti tra gli Stati Uniti e il Vecchio Continente. Tuttavia, la premier potrebbe cercare di diventare un interlocutore privilegiato per Trump grazie alla sua leadership forte e stabile nel governo italiano. Inoltre, la sua buona relazione con Ursula von der Leyen potrebbe facilitare un ruolo di mediazione tra l’Unione Europea e la nuova amministrazione americana.Paradossalmente, una vittoria di Trump potrebbe creare complicazioni per l’Italia, specialmente riguardo al dossier Ucraina e alla possibile imposizione di nuovi dazi sui prodotti europei che indebolirebbero un’economia già in difficoltà.Un altro nodo importante riguarda la NATO. È probabile che gli Stati Uniti chiedano ai paesi europei una maggiore partecipazione economica nella difesa comune, ma sarebbe più problematico se si ipotizzasse un’uscita dall’Alleanza atlantica come proposto da Trump in passato. L’Italia deve ancora raggiungere il target del 2% del Pil per la spesa militare concordato con la NATO.La premier Meloni avrà un incontro con il nuovo segretario della NATO Mark Rutte per discutere su questi temi cruciali. Saranno al centro dell’incontro anche questioni legate ai rappresentanti speciali dei Paesi del fianco Sud dell’Alleanza atlantica. La nomina fatta precedentemente potrebbe essere rivista e Roma cercherà di far valere le proprie posizioni in questo contesto internazionale complesso.
Le relazioni Italia-USA: sfide e opportunità post-elezioni USA
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