L’indagine, scaturita da una denuncia di violenza sessuale di gruppo, ha portato all’arresto di due uomini, un cittadino italiano di 46 anni e un albanese di 22, in seguito a gravi accuse che coinvolgono una donna di 27 anni.
La vicenda, che getta una luce inquietante sulle dinamiche di relazioni tossiche e abusi di potere, si è consumata in un bed and breakfast situato nel cuore di Genova, trasformando un apparente invito in un’esperienza traumatica per la vittima.
Secondo le ricostruzioni degli inquirenti, la donna sarebbe stata inizialmente contattata dal più giovane dei due uomini, ex compagno, con la promessa di una serata conviviale.
L’appuntamento, apparentemente innocuo, si è rivelato un’insidia, con la presenza inattesa dell’ex fidanzato e di un suo collega, generando una situazione di coercizione e abuso.
La testimonianza della vittima agli agenti di polizia ha delineato un quadro allarmante: l’offerta di sostanze stupefacenti, presumibilmente cocaina, e alcol, apparentemente finalizzata a indebolire la sua resistenza e capacità di discernimento, preludendo a una proposta inaccettabile di rapporto sessuale di gruppo.
Il rifiuto categorico della donna avrebbe innescato una spirale di violenza e coercizione, culminata in abusi che hanno lasciato segni profondi sia a livello fisico che psicologico.
La gravità degli eventi è stata immediatamente riconosciuta dal personale medico dell’ospedale Galliera, che, una volta prestati i primi soccorsi alla vittima, ha attivato il “protocollo rosa”, una procedura specifica per la gestione di casi di violenza sessuale che garantisce protezione, assistenza medica e supporto psicologico.
La successiva denuncia sporta dalla donna ha dato il via a un’indagine serrata che ha portato al fermo giudiziario degli indagati.
Le dinamiche procedurali hanno visto l’avvocata Raffaella Multedo difendere l’italiano, mentre gli avvocati Stefano Versari e Padovano si sono fatti carico della difesa dell’albanese.
Quest’ultimo, durante l’interrogatorio di fronte alla giudice Elisa Campagna, ha tentato di contestare l’accusa, sostenendo la consensualità del rapporto.
La magistratura, valutando il pericolo di fuga, ha convalidato il fermo per l’albanese, mentre per l’italiano ha disposto la libertà, con successivo provvedimento di custodia cautelare in carcere per entrambi gli indagati.
L’episodio solleva interrogativi urgenti sulla vulnerabilità delle vittime di violenza, sulla necessità di rafforzare le misure di prevenzione e di sostegno, e sulla responsabilità collettiva nel contrasto a un fenomeno che affligge la società.
La vicenda, al di là della gravità delle accuse e delle implicazioni legali, pone l’accento sulla necessità di promuovere una cultura del rispetto, dell’empatia e della consapevolezza, per prevenire e contrastare ogni forma di abuso e coercizione.








