Vicenda controversa al Centro di Permanenza per il Rimpatrio: accuse cadute e processo in corso.

Date:

09 novembre 2024 – 16:45

Nel complesso contesto del Centro di Permanenza per il Rimpatrio situato in corso Brunelleschi, si era consolidata una prassi che prevedeva l’isolamento anche dei migranti considerati problematici dal punto di vista dell’ordine pubblico, nonostante ciò fosse vietato. Questa pratica sollevava dubbi sulla reale esistenza di alternative praticabili per garantire la convivenza pacifica all’interno della struttura. Le forze dell’ordine incaricate della sorveglianza all’interno del Cpr agivano convinte della legittimità delle proprie azioni. Tale vicenda è stata oggetto di un’archiviazione disposta dal giudice Ersilia Palmeri riguardante quattro agenti di Polizia difesi, tra gli altri, da Carmelo Scialè e Alberto De Sanctis nell’ambito delle indagini sul Cpr di corso Brunelleschi.Le accuse a carico di Michele Sole, capo dell’Ufficio immigrazione – accusato di sequestro di persona e falso ideologico -, dei funzionari Giuseppe Gentile – sequestro in concorso – e Francesco Gigante – sequestro, falso e morte come conseguenza di altro delitto -, così come dell’ispettore Antonino Di Benedetto – falso -, sono state definitivamente cadute. Anche il medico Enrico Donegani, accusato di lesioni colpose insieme al responsabile sanitario Fulvio Pitanti, ha visto archiviata l’accusa.Il giudice ha accolto la richiesta della Procura rigettando l’opposizione dei familiari di Moussa Balde difesi da Gianluca Vitale. Il giovane guineano si è tolto la vita dopo nove giorni d’isolamento in uno degli ospedaletti destinati all’isolamento sanitario ma utilizzati per confinare i migranti meno collaborativi o affetti da disturbi mentali per periodi prolungati.L’inchiesta ha portato all’avvio del processo a fine ottobre con l’ex responsabile sanitario Fulvio Pitanti e la direttrice Annalisa Spataro imputati per omicidio colposo nei confronti di Moussa Balde. L’ispettore Fabio Fierro ha patteggiato 1 anno per falsificazione documentale relativa agli spostamenti dei trattenuti. La società Gepsa, gestore del centro fino alla chiusura nel febbraio 2023, figura come responsabile civile nel processo. Tra le parti civili vi sono la famiglia di Moussa Balde, la Garante dei diritti dei detenuti del Comune di Torino Monica Gallo, l’Asgi e l’associazione Frantz Fanon.

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