12 novembre 2024 – 20:45
Il signor Taranto si trovava di fronte all’ennesimo disastro: la trentaseiesima razzia subita nell’area di servizio che gestiva da ventidue anni a Venaria. L’ultimo furto aveva visto la porta del bar sfondata e scardinata da un furgone Daily rubato, con migliaia di euro di danni da riparare. Questa storia di furti, spaccate e bottini arraffati dai predoni era diventata una costante nella vita del commerciante, con telecamere e sistemi di allarme che non erano mai riusciti a scoraggiare i ladri incappucciati.Nonostante gli sforzi per proteggere il locale, i colpi dei ladri duravano pochi minuti e le forze dell’ordine avevano tempi strettissimi per intervenire. Taranto ricordava ancora il raid in cui avevano portato via le slot machine pesanti dal retro, decidendo poi di trasformare l’area in un vero e proprio bunker. Finestre sigillate, ingresso protetto da chiavistelli e un espositore-cassaforte blindato in acciaio per custodire le sigarette: misure estreme per difendersi dai continui attacchi.Nonostante tutto, il signor Taranto non si era mai arreso alla criminalità dilagante nel quartiere Salvo d’Acquisto. Aveva passato il testimone al figlio Michele, consapevole che solo l’intervento delle assicurazioni della nuova compagnia IP avrebbe coperto i danni dei furti. L’uomo raccontava delle notti passate armato di fucile nell’area di servizio, prontamente collegata alla centrale operativa del 112 per un intervento rapido delle forze dell’ordine.La lotta contro i ladri era diventata una battaglia personale per il signor Taranto, determinato a difendere il suo lavoro e la sua attività dall’incessante ondata criminale. Quel bunker trasformato in area sicura rappresentava la sua ultima difesa contro una realtà sempre più violenta e insicura. Ma nonostante tutto, Ciro Taranto continuava a sorridere amaro davanti ai danni causati dai ladri incalliti: una guerra senza fine tra chi cercava di vivere onestamente e chi invece sceglieva la via della criminalità.