La sentenza della Corte di Cassazione che condanna quattro agenti del reparto Mobile per l’aggressione a Stefano Origone, giornalista de ‘la Repubblica’, rappresenta un tassello fondamentale nella tutela della libertà di stampa e un monito per le forze dell’ordine.
L’Ordine dei Giornalisti della Liguria, l’Associazione Ligure Giornalisti e il Gruppo Cronisti Liguri accolgono con sollievo e senso di giustizia questa decisione, che chiude una vicenda dolorosa e complessa durata oltre sei anni, segnata da una sofferta e prolungata battaglia legale.
L’aggressione, avvenuta nel maggio 2019 a Genova durante una manifestazione che contestava un comizio di un gruppo di estrema destra, non fu un episodio isolato di violenza durante una protesta, ma un atto deliberato e sproporzionato, perpetrato contro un professionista impegnato nell’esercizio del suo diritto di cronaca.
La brutalità dell’atto, che ha costretto il giornalista a subire interventi chirurgici e periodi di ricovero, ha profondamente segnato la sua vita e ha sollevato interrogativi inquietanti sulla gestione della sicurezza durante le manifestazioni e sulla relazione tra forze dell’ordine e media.
La condanna a un anno di reclusione con la condizionale, unitamente al risarcimento danni e al pagamento delle spese legali, offre una parziale riparazione al torto subito da Origone.
Tuttavia, l’aspetto cruciale risiede nell’affermazione definitiva della colpevolezza degli agenti, sancendo un precedente importante per la salvaguardia della libertà di stampa.
La decisione della Cassazione, trasferendo gli atti al Ministero dell’Interno, suggerisce una riflessione più ampia sulle responsabilità istituzionali e sulla necessità di implementare protocolli più rigorosi per garantire la sicurezza dei giornalisti durante le manifestazioni, evitando che simili episodi si ripetano.
Resta, tuttavia, una profonda amarezza legata all’esclusione delle associazioni di categoria dal processo, un dettaglio che ha privato la vicenda di una prospettiva indipendente e di un controllo cruciale.
La partecipazione attiva delle associazioni professionali avrebbe potuto contribuire a illuminare aspetti rilevanti e a garantire una maggiore trasparenza nell’accertamento dei fatti.
Questa vicenda sottolinea, con forza, la fragilità della libertà di stampa, un bene democratico che richiede costante vigilanza e protezione.
La sentenza della Cassazione non è solo una vittoria per Stefano Origone, ma un segnale per tutti i giornalisti che, quotidianamente, si confrontano con situazioni di rischio e di pericolo nell’esercizio del loro lavoro: la giustizia, seppur tardivamente, può ancora prevalere e riaffermare il diritto di cronaca come pilastro fondamentale di una società libera e democratica.
La tutela dei professionisti dell’informazione è un dovere di tutti, e la presente sentenza ne è un monito e un punto di partenza per un impegno più ampio e consapevole.






