L’attuale dibattito sull’opportunità di consentire un terzo mandato per i presidenti delle regioni italiane, acceso dalla recente sentenza emessa in Trentino, si configura come un nodo cruciale all’interno di un più ampio processo di riforma del sistema istituzionale regionale.
La questione, lungi dall’essere risolvibile attraverso una mera interpretazione giuridica, richiede un’analisi politica approfondita e una cornice negoziale che trascenda le specificità territoriali.
Come sottolineato dal presidente del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, l’esito della pronuncia del Consiglio di Stato non costituirà di per sé l’elemento decisivo.
La risoluzione del problema necessita di un consenso politico a livello nazionale, un accordo che tenga conto delle esigenze e delle peculiarità di ogni regione, senza cadere in soluzioni ad hoc o imposte da logiche contingenti.
L’elezioni regionali in corso rappresentano una finestra temporale potenzialmente significativa per riaprire una discussione che, dopo la recente campagna elettorale, può essere affrontata con maggiore lucidità e distacco emotivo.
L’intensità del periodo elettorale, infatti, tende a focalizzare l’attenzione su questioni immediate e locali, impedendo una visione strategica di lungo termine.
Il punto chiave, come evidenziato dal presidente Fedriga, risiede nella possibilità di superare un clima di polarizzazione, creando uno spazio per un ragionamento più ampio e costruttivo.
Questo implica un’apertura al dialogo tra le diverse forze politiche e un superamento delle logiche di contrapposizione, al fine di definire un quadro normativo chiaro e condiviso.
L’introduzione o la conferma della possibilità di un terzo mandato per i presidenti regionali non può essere considerata un fine a sé stante, bensì un elemento all’interno di un processo più ampio di riflessione sul ruolo e le responsabilità delle regioni, sulla loro autonomia e sul loro rapporto con lo Stato centrale.
Si tratta di interrogarsi su quale modello di regionalismo si voglia perseguire, su come garantire un equilibrio tra efficienza amministrativa, rappresentanza democratica e coesione nazionale.
La questione del terzo mandato, in questo contesto, può diventare un catalizzatore per affrontare questioni più profonde, come la revisione dei criteri di ripartizione delle risorse, la semplificazione delle procedure amministrative e il rafforzamento della collaborazione tra le regioni.
La discussione, pertanto, deve essere affrontata con spirito di responsabilità e lungimiranza, mettendo al centro l’interesse del Paese e il benessere dei cittadini, al di là delle considerazioni di parte e delle logiche di breve termine.
Solo in questo modo sarà possibile trovare una soluzione condivisa e duratura, in grado di rispondere alle sfide del futuro e di garantire un sistema regionale più efficiente, equo e democratico.







