14 dicembre 2024 – 11:45
Nel cuore della vivace Università di Torino, una scritta provocatoria ha fatto la sua comparsa nei bagni del Palazzo Nuovo: “Luigi Mangione libero”. Queste parole sono il segno tangibile dell’impegno di un gruppo di studenti che, in nome della solidarietà con la Palestina, hanno deciso di occupare temporaneamente l’edificio prima di un corteo. Le mura del Palazzo Nuovo sono state trasformate in un manifesto contro lo sfratto e il capitale, denunciando le azioni violente e impunità di Israele. Il simbolo della falce e martello accanto alla stella a cinque punte sottolinea la protesta con forza.La figura di Luigi Mangione, giovane accusato dell’omicidio a Manhattan, è diventata oggetto di culto sui social network come simbolo della lotta contro il capitalismo. Questo gesto ha suscitato malumore tra i docenti universitari, che vedono in lui solo l’ultimo anello di una catena di ribelli che cercano libertà. Il rettore Stefano Geuna si è immediatamente attivato per rimuovere le scritte vandaliche lasciate dagli studenti manifestanti, sottolineando l’importanza del rispetto per i luoghi pubblici e il valore comune degli spazi universitari.Questo episodio solleva interrogativi sulle modalità attraverso cui esprimere le proprie idee e rivendicazioni: nessuna causa dovrebbe giustificare danneggiamenti ai beni comuni, arrecando disagio alla collettività e minando il senso di comunità all’interno dell’università. È necessario trovare forme di protesta che rispettino il decoro e promuovano un dialogo costruttivo anziché generare divisioni e conflitti. La libertà d’espressione va difesa con responsabilità verso la collettività e consapevolezza dei valori che guidano la convivenza civile all’interno della comunità accademica.