17 dicembre 2024 – 18:45
L’avvocato Enrico Grosso, con maestria e determinazione, ha concluso la sua arringa davanti alla Corte d’assise d’appello introducendo un concetto fondamentale: il patriarcato. Questa parola potente ha risuonato nell’aula sei del Palagiustizia come un campanello che interrompe il brusio delle luci al neon e dell’aria riscaldata. Il patriarcato è emerso come una verità indiscutibile, incarnata nella figura di Maria Cotoia, vittima di violenze fisiche, morali e sessuali inflitte dal marito Giuseppe Pompa per anni. L’avvocato Grosso ha respinto lo stereotipo dell’amore tra i coniugi, sottolineando che le prove documentali confermano le terribili sofferenze subite da Maria.La difesa di Alex Cotoia si è fondata sul gesto estremo compiuto per proteggere la madre maltrattata da un padre violento. I legali hanno ribadito con fermezza che l’omicidio di Giuseppe Pompa è stato motivato dalla legittima difesa e dalla necessità di porre fine a una situazione insostenibile. Mentre la Corte discuteva sulla natura dell’accaduto, emergono sospetti sul coinvolgimento del fratello maggiore Loris nella tragedia familiare.Alex Cotoia, giovane di 23 anni, ha ascoltato in silenzio le argomentazioni dei suoi avvocati difensori riguardanti l’utilizzo dei coltelli nel tragico evento che ha segnato la sua vita per sempre. La richiesta di una perizia sui coltelli usati nell’omicidio è stata avanzata mentre si discuteva sul ruolo giocato da entrambi i fratelli nella morte del padre.La sera del 30 aprile 2020 rimarrà impressa nella memoria di tutti come il momento in cui Alex ha compiuto un gesto estremo per proteggere la madre dall’abuso continuo del padre. La giustizia dovrà fare luce su questa vicenda intricata e dolorosa, dove il patriarcato si è manifestato nelle sue forme più oscure e oppressive.