Presunte pressioni contro l’aborto in Valle d’Aosta: indagine non conferma comportamenti irregolari

All’esito di un’indagine accurata condotta in Valle d’Aosta, non sono emersi comportamenti irregolari o episodi che possano confermare o aver confermato le presunte pressioni contro l’aborto nei presidi sanitari pubblici della regione segnalate dal Centro donne contro la violenza di Aosta. Questo è quanto dichiarato dall’assessore alla Sanità della Valle d’Aosta, Carlo Marzi, durante un’interpellanza del gruppo Lega in Consiglio regionale riguardante il caso che ha attirato l’attenzione nazionale nell’aprile dell’anno scorso.Secondo quanto riportato dall’associazione, alcuni volontari avrebbero costrinto le donne intenzionate ad abortire a ascoltare il battito cardiaco del feto, offrendo anche incentivi economici o beni di consumo con l’intento preciso di dissuaderle dalla loro decisione. Marzi ha comunicato che l’azienda Usl ha avviato un’approfondita indagine affidata al direttore della Struttura complessa di Ostetricia e Ginecologia e al direttore dell’Area territoriale per escludere eventuali comportamenti scorretti isolati.Inoltre, Marzi ha sottolineato che l’associazione autrice delle segnalazioni non è stata in grado di fornire elementi concreti a supporto delle proprie affermazioni. Di conseguenza, le verifiche effettuate non hanno individuato situazioni di indebite interferenze o pressioni sui pazienti all’interno delle strutture sanitarie regionali.L’assessore ha chiarito che eventuali azioni per tutelare l’immagine non rientrano nelle competenze della Regione ma spettano all’azienda Usl. Tuttavia, è stata richiesta una valutazione legale all’avvocatura regionale per un parere in merito alla vicenda.