La recente interruzione da parte della Corte dei Conti dell’intesa tra il Ministero delle Infrastrutture e la concessionaria incaricata, solleva interrogativi profondi e apre una finestra cruciale sulla governance dei grandi progetti infrastrutturali in Sicilia.
Lungi dall’essere un mero episodio amministrativo, questo atto denunzia una dinamica più ampia di opacità, inefficienza e potenziali derive illecite che affliggono la regione.
L’episodio, come evidenziato dalla segretaria del Partito Democratico Elly Schlein in un collegamento con l’associazione “Liberiamo la Sicilia da malaffare, corruzione e clientele”, getta una luce cruda su come decisioni di portata strategica possano essere prese senza un’adeguata valutazione di impatto, trasparenza procedurale e nel disinteresse del bene comune.
L’esemplare del Ponte sullo Stretto, con la sua storia travagliata e i costi esorbitanti, emerge come un monito costante contro la ripetizione di errori del passato, simbolo di un modello di sviluppo imposto dall’alto, spesso slegato dalle reali esigenze del territorio e dalle priorità della popolazione.
La decisione della Corte dei Conti non deve essere interpretata come un attacco a singoli individui o enti, ma come un campanello d’allarme che esige un ripensamento radicale del sistema di pianificazione e realizzazione delle opere pubbliche.
È imperativo, infatti, superare la logica delle clientele e degli interessi particolari, promuovendo una cultura della legalità, della trasparenza e della partecipazione democratica.
Ciò implica un rafforzamento dei controlli da parte degli organi di vigilanza, un’attenta valutazione dei costi-benefici, con un’analisi approfondita dell’impatto ambientale e sociale, e un coinvolgimento attivo delle comunità locali nel processo decisionale.
L’episodio del Ponte sullo Stretto, lungi dall’essere un caso isolato, riflette una più ampia problematica che affligge la Sicilia: la persistenza di fenomeni di corruzione, malaffare e opacità che ne ostacolano lo sviluppo sostenibile e il progresso sociale.
La lotta contro tali piaghe richiede un impegno costante e sinergico da parte di tutte le istituzioni, della società civile e dei cittadini, affinché la Sicilia possa finalmente liberarsi dalle catene del passato e costruire un futuro di prosperità, equità e legalità.
Il futuro della regione non può dipendere da logiche rentiere e da progetti faraonici, ma dalla valorizzazione del suo patrimonio culturale, naturale e umano, promuovendo un modello di sviluppo basato sull’innovazione, la sostenibilità e l’inclusione sociale.
Solo così la Sicilia potrà onorare il suo ruolo di crocevia di culture e di motore di crescita per l’intero Mediterraneo.








