La firma congiunta del Ministro per le Autonomie, Roberto Calderoli, e del Presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, rappresenta un passo significativo nel percorso di ridefinizione dei rapporti tra Stato e autonomie regionali.
La pre-intesa, siglata nella cornice storica di Palazzo Balbi, sede del governo veneto a Venezia, sancisce l’avvio di una complessa negoziazione su quattro ambiti cruciali per il futuro della regione: protezione civile, regolamentazione delle professioni, previdenza integrativa e sanità.
Questa pre-intesa non è un accordo finale, bensì un quadro preliminare che delinea le aree di potenziale autonomia e le modalità di definizione degli stessi.
Il suo significato trascende la mera formalizzazione di un processo burocratico, configurandosi come un segnale di cambiamento programmatico.
Protezione Civile: L’autonomia in questo settore implica la capacità di Venezia di gestire in modo più efficace le emergenze, adattando le risposte alle specificità territoriali e ambientali uniche della regione, come la gestione del rischio idrogeologico, cruciale per un territorio come la laguna.
Si pensi alla necessità di protocolli di evacuazione personalizzati, sistemi di allerta avanzati e una gestione delle risorse finanziarie flessibile, elementi difficilmente replicabili con interventi standardizzati dall’alto.
Professioni: L’ambito professionale è terreno di scontro tra centralizzazione e localizzazione delle competenze.
L’autonomia consentirebbe al Veneto di adattare i requisiti per l’esercizio di determinate professioni alle esigenze del mercato del lavoro regionale, promuovendo l’innovazione e la specializzazione, affrontando, ad esempio, la carenza di figure professionali in settori chiave come l’artigianato tradizionale o le nuove tecnologie.
Previdenza Integrativa: La gestione della previdenza integrativa, pilastro fondamentale per la sicurezza economica dei cittadini, necessita di un’attenzione particolare alle peculiarità demografiche e produttive del Veneto.
L’autonomia permetterebbe di progettare modelli previdenziali più mirati, ad esempio, incentivando forme di previdenza complementare adatte alle esigenze delle piccole e medie imprese, motore trainante dell’economia regionale.
Sanità: La riforma sanitaria, forse il nodo più delicato, mira a un sistema più efficiente e vicino ai bisogni dei cittadini.
L’autonomia regionale consentirebbe di sperimentare modelli innovativi di assistenza, come la telemedicina e l’assistenza domiciliare, potenziando i servizi territoriali e riducendo le disuguaglianze nell’accesso alle cure, tenendo conto delle caratteristiche anagrafiche e della distribuzione geografica della popolazione veneta.
La pre-intesa rappresenta quindi l’inizio di un percorso complesso e articolato, che richiederà un confronto serrato tra la Regione Veneto e il Governo centrale.
Le negoziazioni che seguiranno dovranno affrontare questioni di principio relative alla ripartizione delle competenze, alle risorse finanziarie e alla garanzia dell’unità nazionale.
L’esito di questo processo avrà implicazioni significative per il futuro dell’Italia, aprendo la strada a una più diffusa sperimentazione di modelli di autonomia regionale, nel rispetto della Costituzione e della coesione del Paese.
La sfida è quella di conciliare l’esigenza di maggiore autonomia con la necessità di garantire servizi uniformi e di qualità per tutti i cittadini italiani.








