“Memoria e dolore: le pietre d’inciampo di Milano”

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25 gennaio 2025 – 13:15

A Milano, nel cuore di una vecchia foto in bianco e nero, si cela un dramma che ha segnato per sempre la storia di una famiglia ebraica. Il piccolo Italo Levi, con i suoi grandi occhiali tondi e il monopattino tra le mani, è immortalato insieme alla sua famiglia: la bimba più piccola che fissa la camera, la donna stanca sullo sfondo. Ma è la signora Paola Vita Finzi a tenere stretta quella foto, unico ricordo tangibile dei Levi, amici stretti finiti vittime delle leggi razziali fasciste e dell’orrore di Auschwitz.Le mani tremanti della donna di 92 anni stringono con forza il passato, rivivendo ogni istante di quel giorno lontano. Lei stessa era quella bimba che guardava fisso nella camera, mentre Italo e la signora Emilia Viterbo Levi erano al suo fianco. Ottant’anni dopo quegli eventi tragici, quattro pietre d’inciampo sono state posate davanti alla casa di via Donatello 26a per non dimenticare.Il tempo non lenisce il dolore per Paola, che porta ancora nel cuore il peso di quelle perdite irrimediabili. Ogni dettaglio della foto del 1936 a piazza Piola è vivo nella sua memoria: Italo col monopattino, lei con il desiderio mai realizzato di averne uno. Ricordare gli amici perduti è un dovere sacro per lei, testimoniando la normalità spezzata da una tragedia inenarrabile.Oggi a Milano si prepara a posare altre 26 pietre d’inciampo per raggiungere quota 224 in città, simboli indelebili delle vite spezzate dall’Olocausto. Dietro ogni pietra c’è una storia da non dimenticare, come quella dei Levi e di tante altre famiglie ebree vittime del nazismo.Le leggi razziali del 1938 rappresentarono un punto di svolta irreversibile per i Levi e per tutti gli ebrei italiani. Dopo l’espulsione e l’arresto ad Auschwitz di Aldo Levi e della sua famiglia a Como nel 1943, nulla fu più come prima. L’amara consapevolezza della fine tragica li accompagnò fino all’ultimo istante a Milano.In questo abisso senza spiegazioni si rinnova ogni anno l’imperativo morale del ricordo: ricordare le vite spezzate e chi le ha spezzate è un atto dovuto per onorare la memoria delle vittime dell’Olocausto.

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