In un’aula del Consiglio Regionale di Venezia, l’eco di un dolore profondo si fonde con la speranza di un futuro diverso.
Gino Cecchettin, portatore di una ferita aperta nel cuore di una comunità intera, ha espresso la propria gratitudine alla Regione Veneto per l’opportunità di perpetuare la memoria di Giulia, figlia strappata alla vita dalla violenza, e per sostenere gli sforzi volti a contrastare un fenomeno sociale che affligge in modo sproporzionato il mondo femminile.
L’assegnazione del premio dedicato a Giulia, riservato alle migliori tesi di laurea e dottorato che approfondiscono le dinamiche della violenza di genere e della disparità tra uomini e donne, rappresenta non solo un riconoscimento accademico, ma un atto di impegno civile.
Cecchettin, con commossa partecipazione, ha esteso il proprio pensiero a tutte le famiglie che hanno subito la perdita devastante del femminicidio, sentendosi parte di una rete di dolore e resilienza.
L’empatia lo ha spinto a sollecitare una memoria collettiva che abbracci tutte le vittime, a testimonianza di una solidarietà che trascende le storie individuali.
La giornata, pur intrisa di malinconia, si tinge di una luce di speranza, simboleggiata dai giovani ricercatori premiati.
Cecchettin ha sottolineato la loro scelta coraggiosa di dedicare la propria ricerca a un tema spesso marginalizzato, relegato a una posizione secondaria nel dibattito pubblico.
Riconoscere l’urgenza e la complessità del femminicidio e della violenza di genere non è un gesto banale, ma una presa di posizione consapevole, un atto di responsabilità verso la società.
Rivolgendosi ai premiati, Cecchettin ha esortato a non smettere di agire con determinazione, a perseguire con tenacia la strada della conoscenza e della trasformazione sociale.
Li ha invitati a diventare artefici del cambiamento, a utilizzare la propria preparazione e le proprie competenze per contribuire a costruire un mondo più equo e sicuro per le donne.
La loro ricerca, la loro passione, il loro impegno rappresentano un faro di speranza per il futuro, un monito costante per non dimenticare Giulia e tutte le altre vittime, e per continuare a lottare contro un’emergenza che richiede un cambiamento culturale profondo e duraturo.
Il premio non è un punto di arrivo, ma l’inizio di un percorso di impegno civile e intellettuale che si protrae nel tempo, alimentato dalla memoria e dalla speranza di un mondo libero dalla violenza.






