Durante la sua testimonianza davanti alla Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno del femminicidio, Andrea Carnevale ha espresso il suo rammarico per il poco o nulla fatto dallo Stato per evitare la tragica uccisione di sua madre. La vicenda risale al 25 settembre 1985, quando il padre Gaetano uccise la madre Filomena con colpi d’ascia nei pressi di un fiume tra Monte San Biagio e Fondi, lasciando sei figli orfani. Gaetano fu successivamente internato nel manicomio criminale di Aversa e si tolse la vita nel 1983. Solo nel 2024 Carnevale decise di rendere pubblica la sua storia, ringraziando l’Associazione Telefono Donna di cui è oggi testimonial.Nel suo intervento, Carnevale ha sottolineato come la violenza assistita e il maltrattamento primario possano avere gravi conseguenze sui bambini vittime, limitandone le prospettive future. Tuttavia, nonostante le difficoltà incontrate, lui e i suoi fratelli hanno trovato la forza di unirsi e supportarsi reciprocamente per superare il trauma. Questo spirito di squadra e solidarietà familiare è stato fondamentale per consentire a Carnevale di rialzarsi e ripartire dopo la tragedia.La testimonianza di Andrea Carnevale mette in luce non solo l’importanza della prevenzione della violenza domestica ma anche il ruolo cruciale del sostegno familiare nella guarigione dalle ferite del passato. La sua storia personale rappresenta un esempio di resilienza e determinazione nell’affrontare le avversità della vita, trasformando una tragedia in una fonte di forza interiore e unità familiare.
Resilienza e unità familiare: la testimonianza di Andrea Carnevale.
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