L’imminente riapertura del Traforo del Monte Bianco, prevista per il 12 dicembre, non segna la fine di una complessa vicenda, ma piuttosto l’inizio di una fase cruciale che richiede un’analisi approfondita e un coinvolgimento attivo di tutte le parti interessate.
Alleanza Verdi e Sinistra, in risposta alle recenti interpellanze e alle evidenti lacune nel processo decisionale in atto, ha annunciato l’avvio di un’indagine indipendente volta a esaminare le alternative di gestione e manutenzione della galleria.
La questione centrale ruota attorno alla prosecuzione dei lavori di risanamento strutturale della volta, necessari per garantire la sicurezza e la durabilità del traforo.
Il piano attuale prevede una pausa nei lavori nel 2026, preceduta da una valutazione dei risultati derivanti dai cantieri sperimentali del 2024 e 2025.
Questa fase intermedia è particolarmente delicata, poiché la Commissione intergovernativa italo-francese (Cig), organo responsabile della supervisione e del coordinamento delle decisioni, si trova di fronte a scelte strategiche di portata significativa.
Le due opzioni in discussione presentano implicazioni economiche, sociali e ambientali di vasta portata.
La prima prevede una chiusura periodica di 15 settimane consecutive per un periodo di 15 anni, un modello che, pur minimizzando l’impatto immediato, si protrarrerebbe nel tempo e richiederebbe continui adattamenti logistici e di trasporto.
La seconda alternativa, più radicale, ipotizza una chiusura totale del traforo per un arco temporale di tre anni e mezzo, un sacrificio significativo in termini di disagi e costi, ma potenzialmente giustificato da una più efficiente e completa ristrutturazione.
La decisione finale, pertanto, non può essere appannaggio esclusivo di organi tecnici o politici distanti dalla realtà del territorio.
È imperativo un processo di consultazione ampia e trasparente che coinvolga attivamente amministrazioni locali, rappresentanti delle categorie economiche, associazioni di settore e la popolazione residente in entrambi i versanti alpini.
Un elemento di criticità emerso con forza è la disparità di approcci nel coinvolgimento degli stakeholders.
Mentre il Prefetto dell’Alta Savoia ha sollecitato attivamente un confronto con gli eletti valdostani, il Presidente della Regione Valle d’Aosta, investito di funzioni di prefettizia, ha mostrato finora un atteggiamento di chiusura, escludendo dalla valutazione delle opzioni i comuni, le associazioni di categoria e il Consiglio regionale stesso.
Questa frattura tra i due versanti alpini, accentuata dalle divergenze interpretative all’interno della Cig, rischia di compromettere la legittimità e l’efficacia della decisione finale.
L’inchiesta promossa da Alleanza Verdi e Sinistra mira a colmare queste lacune, raccogliendo dati, ascoltando le voci dei territori e fornendo un contributo partecipato e trasparente alla scelta che il Presidente Testolin dovrà presentare alla Commissione intergovernativa.
L’obiettivo è garantire che la decisione finale rifletta non solo le esigenze tecniche, ma anche le aspettative e le preoccupazioni delle comunità che vivono e lavorano in questa area transfrontaliera, assicurando un futuro sostenibile e prospero per il Monte Bianco.






