Bruxelles – La Commissione Giuridica (Juri) del Parlamento Europeo ha sbloccato una fase cruciale dell’inchiesta Qatargate, respingendo con una maggioranza significativa la richiesta di revoca dell’immunità parlamentare all’eurodeputata democristiana Elisabetta Gualmini, avanzata lo scorso marzo dalla Procura federale belga.
Il voto, avvenuto a margine di una sessione di lavori intensa e segreta, ha visto contrapporsi 16 voti contrari alla revoca, un astenuto e soli 7 a favore di una misura che avrebbe potenzialmente aperto la strada a procedimenti giudiziari diretti nei confronti della Gualmini.
La decisione, pur non rappresentando una conclusione definitiva sul coinvolgimento dell’eurodeputata, solleva interrogativi complessi e incide direttamente sulle dinamiche investigative.
La Procura belga, nell’ambito del Qatargate, ipotizza una rete di corruzione volta a influenzare le politiche europee in favore del Qatar e del Marocco, attraverso tangenti e regali a funzionari e parlamentari.
La richiesta di revoca dell’immunità di Gualmini era motivata dalla necessità di poter accedere a documenti e informazioni potenzialmente rilevanti per le indagini, e di poterla interrogare formalmente.
Il rifiuto della Commissione Giuridica, tuttavia, sottolinea il principio fondamentale dell’immunità parlamentare, che mira a garantire la libertà di voto e di espressione dei rappresentanti eletti, proteggendoli da pressioni esterne e impedendo che le azioni giudiziarie interferiscano con il loro ruolo istituzionale.
Questa immunità, per quanto controversa nel contesto di accuse di corruzione, è un pilastro del sistema democratico europeo, volto a tutelare il dibattito parlamentare e l’indipendenza dei legislatori.
La decisione non preclude la possibilità di future richieste di revoca dell’immunità, qualora emergessero nuovi elementi probatori ritenuti sostanziali dalla Procura.
Inoltre, l’esito del voto evidenzia la delicatezza e la complessità del caso Qatargate, un’inchiesta che ha scosso il Parlamento europeo e sollevato interrogativi profondi sull’integrità delle istituzioni comunitarie e sui rischi di influenze esterne.
La vicenda continua ad evolversi, con implicazioni potenzialmente rilevanti per il futuro delle relazioni tra l’Unione Europea e i paesi del Golfo, e per la credibilità del processo legislativo europeo.
La decisione della Commissione Giuridica rappresenta, al momento, una vittoria procedurale per l’eurodeputata, ma non esclude la possibilità di ulteriori sviluppi nel corso delle indagini.






