Revoca contributo finanziario a Savio: scalpore imprenditoriale. Ricorso respinto, vertici non si arrendono. Inchiesta bancarotta coinvolge Segre e Balbo di Vinadio. Nuovo management sotto accusa per scambi finanziari compromettenti. Accuse di influenze determinanti nella vendita. Decisione del Tar basata su trasferimenti di denaro sospetti e dichiarazioni mendaci dell’avvocato della Savio.

Date:

21 febbraio 2025 – 19:45

La vicenda legata alla revoca del contributo finanziario destinato alla storica azienda di serramenti Savio di Chiusa San Michele ha destato grande scalpore nell’ambiente imprenditoriale. Il Tar del Piemonte ha respinto il ricorso presentato dall’impresa, che si era candidata per ottenere fondi volti al rilancio dell’attività e alla tutela dei suoi dipendenti, ma i vertici attuali della società non si arrendono e annunciano ricorso al Consiglio di Stato.Tutto ebbe inizio nel febbraio 2021, quando Savio era sotto il controllo della Fp Holding, di cui il 59% delle quote era detenuto dalla Segreto Fiduciaria di Massimo Segre. La situazione finanziaria dell’azienda precipitò verso il concordato preventivo e un pesante indebitamento. Successivamente, l’80% delle azioni della Savio passarono alla Hope Srl, guidata all’epoca dalla fidanzata Cristina Seymandi, mentre il restante 20% fu acquisito da Vittorio Moscatelli, amministratore delegato di Ipi.L’inchiesta per bancarotta che ha coinvolto Massimo Segre e Aimone Balbo di Vinadio ha gettato ulteriore ombra sulla situazione dell’azienda. Nonostante la validazione iniziale del sostegno finanziario tramite fondi europei, la decisione della finanziaria regionale di revocare il contributo è stata motivata dalla presenza di legami tra acquirente e venditore che violavano le clausole del bando.Il manager israeliano Nash Abramov è ora al timone della Savio dopo aver acquisito la Hope, ma i giudici ritengono che vi siano stati scambi finanziari tra le parti interessate che hanno compromesso l’ammissibilità al finanziamento. La società Mi.Mo.Se., controllata da Massimo Segre e proprietaria del 59% delle azioni della Fp Holding al momento dell’operazione di acquisto della Hope, è stata accusata di esercitare un’influenza determinante sulla vendita.Le somme significative trasferite da Mi.Mo.Se. e da Giulio Segre per l’acquisto dell’azienda sono state considerate elementi chiave nella decisione del Tar. Le dichiarazioni mendaci rese dall’avvocato della Savio riguardo all’esistenza di legami tra le varie parti coinvolte hanno contribuito a consolidare la posizione dei giudici nel respingere il ricorso presentato dall’impresa.

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