21 febbraio 2025 – 12:40
Un gruppo di esperti ha condotto un’analisi dettagliata della composizione chimica delle acque sotterranee presenti nella regione, rivelando una vasta gamma di variazioni e dinamiche nascoste nel sottosuolo. Questi dati risultano fondamentali per comprendere l’evoluzione dell’ambiente circostante e individuare eventuali segnali premonitori di un’eventuale ripresa dell’attività vulcanica. Lo studio, pubblicato sulla prestigiosa rivista Journal of Volcanology and Geothermal Research, è stato realizzato dall’Osservatorio Vesuviano dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia Ingv in collaborazione con l’Università di Milano-Bicocca, l’Università di Palermo e l’Università Federico II di Napoli. I ricercatori, guidati da Stefano Caliro, hanno analizzato 114 campioni d’acqua prelevati nel periodo compreso tra il 2013 e il 2014. I dati ottenuti hanno mostrato la presenza simultanea di diverse tipologie d’acque sotterranee all’interno della caldera: dalle acque fredde provenienti dalle precipitazioni meteoriche, alle acque termali arricchite da gas vulcanici. Inoltre sono state individuate soluzioni saline ad alta temperatura e acque sotterranee caratteristiche dell’area Solfatara-Pisciarelli, pesantemente influenzate dalla condensazione del vapore ricco di zolfo. I risultati emersi da questa ricerca hanno avuto un impatto significativo sul monitoraggio dell’area flegrea. “I risultati ottenuti grazie a questo studio hanno consentito la progettazione e l’implementazione di una rete permanente per il monitoraggio delle acque all’interno della caldera – afferma Mauro Di Vito, direttore dell’Osservatorio Vesuviano e coautore dello studio – attiva dal 2018 e costantemente in fase di sviluppo”. Questo sistema di monitoraggio rappresenta un passo cruciale per la prevenzione e lo studio dell’attività vulcanica dei Campi Flegrei, un territorio noto per fenomeni complessi ed imprevedibili.