Scandalo nelle carceri piemontesi: traffico di droga e telefoni cellulari, indagati 116 persone

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26 febbraio 2025 – 11:45

Nella primavera del 2024, la casa circondariale Lorusso e Cutugno di Torino si trova al centro di una serie di eventi sconvolgenti. Una donna agitata chiama il centralino per segnalare che il suo ex fidanzato, detenuto nel Padiglione B, continua a molestarla inviando video su Tik Tok nonostante la denuncia presentata nei suoi confronti. Nel frattempo, un pluripregiudicato riesce a far entrare dosi di cocaina nel carcere utilizzando ovulatori come contenitori. Nasce così un mercato interno di stupefacenti, con i detenuti che pagano con carte prepagate.Questi sono solo due esempi dei numerosi casi emersi durante un’inchiesta condotta dalla procura di Torino sulle carceri in Piemonte. Le perquisizioni nelle celle degli istituti penitenziari hanno portato alla luce dinamiche simili anche ad Alessandria, Biella, Vercelli e Cuneo. Il procuratore Giovanni Bombardieri ha coordinato le indagini che hanno rivelato uno scenario allarmante: comunicazioni esterne gestite tramite telefoni cellulari e traffico di droga organizzato con varie modalità.Le indagini sono ancora in corso ma i sequestri effettuati finora sono numerosi. Apparecchi telefonici nascosti in vari modi per mantenere contatti con l’esterno sono stati scoperti, così come microtelefoni inseriti nelle casseruole e nelle scarpe sportive spedite ai detenuti dai loro familiari. Gli indagati sono 116, molti stranieri, mentre alcuni parenti dei detenuti sono coinvolti nella consegna di telefoni e droga all’interno delle carceri.Le perquisizioni si sono estese a diverse province italiane coinvolgendo sia strutture penitenziarie che abitazioni private. Tra i denunciati ci sono anche 32 stranieri. Un caso emblematico riguarda un detenuto nel padiglione dedicato ai Sex Offenders che acquistava uno smartphone in carcere per mantenere contatti con la famiglia.Il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro ha elogiato l’operazione come un duro colpo al traffico di droga nelle carceri, sottolineando la determinazione dello Stato nel contrastare la criminalità organizzata. Questa azione dimostra chiaramente che non ci sarà spazio per coloro che cercano di trasformare le prigioni in centri di spaccio illegale.

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