09 marzo 2025 – 12:45
La valorizzazione del lavoro svolto dai detenuti all’interno delle carceri come strumento di rieducazione e reinserimento sociale è un principio fondamentale che la Cassazione ha recentemente confermato. In particolare, il diritto alla Naspi per i detenuti che concludono la loro prestazione lavorativa è stato riconosciuto come un dovere morale ed etico. Il rapporto di lavoro dei detenuti con l’amministrazione penitenziaria deve essere equiparato a quello dei lavoratori liberi, garantendo loro tutela assicurativa e previdenziale.La vicenda giudiziaria che ha portato a questa decisione riguarda un detenuto della casa circondariale di Ivrea che, grazie al progetto Cassa Ammende, ha svolto il ruolo di imbianchino con un contratto a termine. Nonostante le resistenze dell’Inps, il detenuto ha ottenuto giustizia in tre gradi di giudizio successivi, dimostrando che il lavoro penitenziario non solo non ha carattere afflittivo, ma è essenziale per favorire la rieducazione e preparare i detenuti al reinserimento sociale.È importante sottolineare che la remunerazione del lavoro svolto in carcere rappresenta un incentivo significativo per i detenuti e contribuisce a ridurre il rischio di recidiva una volta scontata la pena. La sentenza favorevole emessa dalla Cassazione non solo riconosce i diritti del detenuto coinvolto nella causa, ma costituisce un importante precedente per tutti coloro che si trovano in una situazione simile.Il Garante comunale dei detenuti ha accolto positivamente la sentenza, pur esprimendo rammarico per il lungo periodo di attesa necessario per ottenere giustizia. Tuttavia, è auspicabile che questo pronunciamento possa aprire la strada a una maggiore consapevolezza e rispetto dei diritti dei lavoratori detenuti in tutte le strutture carcerarie del paese.
