12 marzo 2025 – 18:45
La presentazione pubblica del disciplinare per la produzione del Giandujotto di Torino IGP ha visto tutti concordi, o quasi. Le questioni marginali riguardanti il confezionamento nella sede di produzione e le correzioni alla ricetta sulla quantità di vaniglia e lecitina sono state risolte, con la bozza approvata da produttori, aziende e istituzioni del territorio. Il Comitato composto da 40 aziende e artigiani del cioccolato torinese, presieduto da Guido Castagna, si è unito per ottenere il tanto ambito riconoscimento. Le linee guida dell’IGP Giandujotto sono sintetizzate in poche pagine, specificando che l’unica forma accettata è quella di un prisma triangolare con spigoli arrotondati. Il gusto deve essere dolce, intenso e persistente, con un leggero retrogusto amaro. È stata raggiunta un’intesa sugli ingredienti obbligatori: nocciola Piemonte IGP tostata (dal 30 al 45%), zucchero semolato di barbabietola o zucchero di canna raffinato (dal 20 al 45%) e cacao in fave o burro in polvere (almeno il 25%). La mancanza di latte è stata una pietra dello scandalo nel confronto con il gruppo Lindt e Sprüngli, proprietario del marchio storico Caffarel. Questa fase rappresenta un momento cruciale per il Piemonte, simboleggia come si stia consolidando il legame tra il Giandujotto e la tradizione territoriale. Come sottolinea il presidente della Regione Alberto Cirio durante l’evento, “realizzare prodotti di qualità è importante, ma occorre anche proteggerli”. La procedura nazionale per ottenere il riconoscimento IGP è quasi completata: una volta pubblicato in Gazzetta Ufficiale, sarà aperto un periodo di trenta giorni per eventuali opposizioni. Solo i soggetti iscritti agli organismi di controllo autorizzati potranno apporre sul prodotto la denominazione “Giandujotto di Torino IGP”.