Google ha recentemente raggiunto un accordo per risolvere una class action che accusava l’azienda di discriminazione nei confronti dei dipendenti bianchi e asiatici, pagandoli di più e assegnando loro posizioni più elevate rispetto agli altri impiegati. L’accordo, del valore di 28 milioni di dollari, è stato approvato dal giudice Charles Adams di Santa Clara, in California, che lo ha definito equo e ragionevole per le oltre 6.600 persone impiegate da Google tra il 2018 e il 2024 coinvolte nella causa.La portavoce di Google, Courtenay Mencini, ha confermato l’accordo ma ha sottolineato che l’azienda non ammette le accuse mosse nei confronti. La causa è stata avviata da Ana Cantu, dipendente messicana di origini indigene, a nome degli impiegati ispanici, latini, indigeni, nativi americani, hawaiani nativi, isolani del Pacifico e nativi dell’Alaska.Questo accordo rappresenta un passo importante verso la giustizia sociale all’interno delle grandi aziende tecnologiche come Google, evidenziando la necessità di promuovere la diversità e l’inclusione nei luoghi di lavoro. Speriamo che questa decisione possa sensibilizzare altre aziende sulle questioni legate alla parità retributiva e alle opportunità professionali per tutti i dipendenti indipendentemente dalla loro origine etnica o razza.
Accordo Google per discriminazione: un passo verso la giustizia sociale aziendale
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