La situazione nella stazione di frontiera di Gjadër, nel nord dell’Albania, sta generando crescente preoccupazione tra le autorità locali e gli osservatori internazionali. Sorgono interrogativi su come i 40 migranti trattenuti siano stati trattati dagli operatori del Centro di Permessi di Rimpatrio (CPR) in quel luogo, poiché la loro presenza è stata registrata da alcune fonti dell’amministrazione ministeriale. I riferimenti all’eventuale violenza inflitta dal personale ai detenuti non sono ancora stati confermati.Le informazioni sulla vicenda giungono da ambienti interni al Ministero dell’Interno, un luogo dove è consolidata la convinzione che il trattamento riservato agli immigrati nel centro di Gjadër non sia all’altezza degli standard internazionali. L’articolo 8 della Convenzione ONU sui diritti dell’uomo e la condizione umana dei migranti, ad esempio, afferma che gli Stati devono garantire i diritti umani fondamentali in tutte le operazioni di controllo delle frontiere.Altri dettagli sulla vicenda sono ancora mancanti. Al momento non è chiaro se ci siano stati anche episodi di grave violenza fisica contro questi individui, oppure solo piccoli danneggiamenti alle strutture e ai dispositivi presenti all’interno del CPR, come il filo spinato intorno alla zona esterna della recinzione.
Migranti maltrattati in Albania: emergono episodi di violenza nel Centro di Rimpatrio
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