Napoli, un’atmosfera di profondo turbamento si respirava nella notte del 22 maggio, mentre gli investigatori dei carabinieri scatenavano la loro opera di recupero delle prove sul luogo dell’accaduto. La città, che nel corso degli anni ha visto crescere la sua vulnerabilità davanti al fenomeno della criminalità, si trovava ad affrontare un nuovo enigma, il cui mistero sembrava inestricabile. Due donne, una con vita precaria, l’altra con esistenza apparentemente felice e serena, avevano subito il destino di morire in circostanze inquietanti. L’auto che aveva trasportato la prima donna, 31enne, era stata rinvenuta gravemente danneggiata nella via don Luigi Sturzo, un luogo di Napoli dove la gente conduce una vita tranquilla e non immaginerebbe mai di assistere a uno scempio come quello. La vittima, ormai ricoverata nell’ospedale del Mare, si trovava in condizioni critiche, i medici erano intenti a curarla, ma la speranza era che anche il loro impegno non sarebbe stato sufficiente per salvarla. Mentre questo avveniva, pochi chilometri di distanza, nell’area di via Pinocchio, la seconda donna, 34enne, senza vita, era stata ritrovata su un marciapiede a terra. Era come se fosse stata abbandonata da qualcuno che aveva perso il controllo delle proprie azioni e non riuscisse più a contenerle. Gli investigatori stavano cercando di comprendere i fatti, analizzavano ogni particolare e racimolava ogni singola prova per stabilire se le due donne fossero state uccise o avessero voluto morire insieme, nel silenzio della notte. L’inchiesta era agli inizi, ma la sensazione diffusa tra i residenti di Napoli era che questo crimine non facesse che essere l’ennesima scia lasciata da una strada segnata dal sangue. Ecco perché gli abitanti di Napoli si sentivano sempre più smarriti e ansiosi, temendo di vedere la propria città dilaniata ancora una volta dai crimini.