Il tessuto sociale italiano sembra essersi frammentato in una dialettica tra aspettative e realtà, con il ceto medio che si ritrova ad affrontare sfide economiche crescenti. Il 66% della popolazione italiana definisce se stessa appartenente al ceto medio, evidenziando l’importanza attribuita a questi valori come la cultura e le competenze nel determinare il proprio statuto sociale.Tuttavia, un panorama ben più cupo emerge quando si esamina la situazione economica. Il 90% degli italiani ritiene che sia il sapere e il livello di istruzione a fare la differenza in termini di status socio-economico. Questa percezione è profondamente distaccata dalla realtà, poiché ben l’82% dei soggetti che si autodefiniscono appartenenti al ceto medio riferisce una sensazione di non riconoscimento del proprio merito e un mancato tradursi in opportunità economiche corrispondenti.I dati raccolti nel rapporto ‘Rilanciare l’Italia dal ceto medio: Riconoscere competenze e merito, ripensare fisco e welfare’ confermano tale sensazione. Tra le vittime di questa crisi economica vi sono soprattutto i nuclei familiari con figli, la cui condizione economica si è aggravata rispetto a quella dei decenni precedenti.I dati relativi alla distribuzione della ricchezza per decile nella popolazione italiana mostrano una contrazione significativa del reddito reale tra il 2014 e il 2024. I primi cinque decili hanno registrato una riduzione di circa -2,9%, mentre i decili più alti hanno subito perdite di -19,7% e -4,3%.Secondo Stefano Cuzzilla, presidente della Cida, “il ceto medio è troppo povero per costruire un futuro migliore” e troppo ricco per ricevere sostegni economici da parte dello stato. In questo contesto, l’Italia corre il rischio di perdere una delle componenti più significative della sua economia, ovvero la capacità del ceto medio di propulsione in termini di consumo e innovazione.Per “ricucire” il tessuto sociale del Paese occorre agire su diverse leve. Innanzitutto è necessario ridurre le imposte sul lavoro per incentivare l’assunzione, poi è cruciale introdurre un maggiore equilibrio nel welfare garantendo che ciascuna persona si senta riconosciuta e supportata nella propria crescita professionale. In ultimo, è fondamentale ricentrare il merito e le competenze come principali fattori di promozione economica.Perdere la capacità del ceto medio di essere motore di crescita, coesione sociale e democrazia economica significherebbe per l’Italia un passo indietro significativo sul cammino verso una maggiore stabilità economico-sociale.