Arresto scioccante a Djelfa: uomo tenuto prigioniero per trent’anni, ritrovato in condizioni disumane

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Le autorità giudiziarie di Djelfa, città situata nel cuore dell’Algeria a circa 300 chilometri a sud della capitale Algeri, hanno compiuto oggi un arresto che ha scosso l’intera comunità. Un uomo è stato accusato di aver tenuto prigioniero per quasi trent’anni un suo vicino di casa, che è stato finalmente ritrovato ieri sera in condizioni disumane all’interno di una buca coperta di fieno all’interno di un allevamento di pecore.Il tribunale di Djelfa ha reso noto questo sconvolgente episodio tramite una nota ufficiale. Tutto è iniziato due giorni fa, il 12 maggio 2024, quando la Procura ha ricevuto una denuncia da parte della divisione regionale della gendarmeria nazionale di El Guedid. La segnalazione indicava la presenza del fratello del denunciante, Omar Ben Amrane, scomparso misteriosamente tre decenni prima, nella casa di un vicino all’interno di un recinto destinato alle pecore.Di fronte a queste gravi accuse, il pubblico ministero del tribunale di Idrissia, nella provincia di Djelfa, ha immediatamente ordinato alla gendarmeria nazionale di avviare un’indagine dettagliata. Gli ufficiali incaricati si sono recati sul posto e hanno fatto una scoperta scioccante: la persona scomparsa (B.A.) era stata effettivamente ritrovata e il presunto responsabile del rapimento, un uomo di 61 anni proprietario della casa in cui era rinchiuso il malcapitato, è stato arrestato.La Procura ha assicurato che la vittima riceverà cure mediche e supporto psicologico adeguati, mentre il presunto colpevole sarà portato davanti alla giustizia non appena l’indagine sarà completata. Il tribunale ha ribadito con fermezza che l’autore di questo terribile crimine sarà perseguito con tutto il rigore previsto dalla legge.Il video del momento del ritrovamento dell’uomo prigioniero è diventato virale sui social media algerini, mostrando le sue condizioni degradate con abiti logori e una lunga barba ispida. Secondo fonti locali algerine, la famiglia della vittima aveva creduto per anni che fosse stata rapita e uccisa da gruppi terroristici armati attivi nel paese negli anni ’90 quando era solo un adolescente.

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