Dalla polvere effimera di un’epoca ribelle, riemerge il festival “Le Notti dell’Underground – il festival di Re Nudo”, un evento che, come un’eco lontana del mitico Parco Lambro e del suo vibrante omaggio a Woodstock, si configura come piattaforma cruciale per l’espressione artistica delle nuove generazioni. La seconda edizione, che si terrà alla Fabbrica del Vapore dal 5 all’8 giugno, promette un’immersione totale in un caleidoscopio di linguaggi e visioni, ospitando ben 52 eventi e accogliendo la creatività di 46 talentuosi artisti under 30, selezionati tra le candidature di 160 giovani promettenti.Quest’anno il festival declina il tema “Change Engagement”, non come semplice motto, ma come un vero e proprio imperativo. Si tratta di un invito all’azione, una spinta a interrogarsi e a definire attivamente i cambiamenti desiderati, attraverso un’esplorazione multidisciplinare che abbraccia musica – tra set acustici e performance elettriche – teatro, fotografia, video arte, grafica digitale, street art, danza, pittura, cinema e poesia. Lungi dall’essere una mera vetrina, il festival si propone come uno spazio di dialogo e confronto, un terreno fertile per la nascita di nuove idee e la sperimentazione di forme espressive innovative.Un omaggio al passato, ma con lo sguardo rivolto al futuro, è la mostra fotografica “Si giocava a fare Woodstock. Parco Lambro”, un’occasione per rivivere l’energia e la carica emotiva di quegli anni, attraverso gli scatti in bianco e nero di Fabio Maria Minotti. Le immagini, che catturano momenti iconici con protagonisti come Francesco De Gregori, Edoardo Bennato, Eugenio Finardi, Franco Battiato, PFM e Mario Lavezzi, sono arricchite dalla prefazione di Finardi, che ne sottolinea l’importanza storica e culturale. In parallelo, l’incontro “Ma chi ha detto che non c’è. Serata in ricordo di Gianfranco Manfredi”, con la partecipazione di Ricky Gianco, Michele Masiero e Paolo Soraci, celebra la figura di un intellettuale e poeta fondamentale per Re Nudo e per la cultura italiana.Il direttore artistico Luca Pollini ha chiarito come il festival voglia distanziarsi da una retorica nostalgica, aspirando a diventare un vero e proprio laboratorio creativo, un luogo inclusivo dove le nuove generazioni possano liberamente esprimere la propria identità e le proprie visioni artistiche, spesso in rottura con i canoni tradizionali. Francesco Morace, sociologo e curatore, ha aggiunto che l’iniziativa riprende lo spirito originario di Re Nudo: creare un cortocircuito vitale, una scintilla che, partendo dalle esperienze e dalle aspirazioni degli under 30, possa generare innovazione sociale e contribuire a costruire un futuro più consapevole e responsabile. Il festival si conferma quindi come un punto di riferimento imprescindibile per chi crede nel potere dell’arte come motore di cambiamento e come strumento per costruire ponti tra passato, presente e futuro.
Le Notti dell’Underground: arte, musica e nuove generazioni
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