Il progetto di una nuova miniserie su Rosario Livatino, “Il Giudice e i suoi Assassini”, assume una risonanza particolare, un’eco che va ben oltre la mera narrazione di un dramma giudiziario.
L’incontro con Papa Bergoglio, un momento di profonda condivisione durata un’ora, rappresenta un sigillo di approvazione morale ed etica, un fardello di responsabilità che Michele Placido e il team di produzione si sentono chiamati a portare avanti con rigore e rispetto.
La beatificazione di Livatino, evento inedito nella storia della Chiesa con la canonizzazione di un magistrato, eleva la vicenda a un livello simbolico potente.
Non si tratta semplicemente di raccontare l’omicidio di un uomo, ma di esplorare la forza di una coscienza, la dedizione di un servitore della legge che ha incarnato il bene assoluto, sacrificando la propria esistenza nella lotta contro la mafia.
L’omaggio a Livatino si fa eco a figure come Falcone e Borsellino, eroi che hanno pagato a caro prezzo l’impegno per la legalità.
Il film “Il Giudice Ragazzino”, pur avendo saputo cogliere alcuni aspetti cruciali della vita di Livatino, offre una prospettiva limitata, elaborata in un momento storico successivo agli eventi, quando la comprensione delle dinamiche criminali era ancora parziale.
La nuova miniserie si propone di andare oltre, di scavare più a fondo, di svelare le complesse trame che si annidavano dietro la criminalità organizzata, grazie a nuove ricerche e documenti inediti.
Placido, attento osservatore e interprete del panorama televisivo italiano, sottolinea l’importanza di rinnovare la narrazione, di adottare un approccio “crime” che sappia coinvolgere e commuovere il pubblico, senza mai banalizzare la figura del giudice.
La scelta del protagonista, un attore di grande spessore artistico, testimonia la volontà di creare un personaggio complesso e sfaccettato, capace di restituire la profondità interiore di Livatino.
L’occasione permette a Placido di ripercorrere il suo percorso nel mondo dell’audiovisivo, rievocando il successo planetario de “La Piovra”, una serie che ha segnato un’epoca, innovando il linguaggio televisivo e affrontando temi di profonda rilevanza sociale.
Un omaggio a Damiano Damiani, regista della prima stagione, colui che seppe cogliere il potenziale del progetto e affidare a Placido il ruolo di un commissario rassicurante.
La riflessione si estende alla sua evoluzione professionale, con l’annuncio di un progressivo allontanamento dalla recitazione a favore della regia, un desiderio di lasciare un’impronta più significativa dietro la macchina da presa, pur mantenendo aperte le porte al teatro.
L’esperienza con “La Piovra” rimane un punto di riferimento, un esempio di come la televisione possa diventare uno strumento potente per la denuncia e per la promozione di valori fondamentali.
Il progetto su Livatino si inserisce in questa traiettoria, con l’ambizione di offrire un ritratto umano e autentico di un uomo che ha scelto di combattere per la giustizia, anche a costo della propria vita.