Ravenna, 25 Luglio – Una spirale di violenza e microcriminalità ha colpito la città, culminando in un’operazione con nove ordinanze di custodia cautelare eseguite dalla polizia.
L’azione, coordinata dalla Procura dei Minorenni di Bologna, ha portato alla sottrazione alla libertà di nove minori stranieri non accompagnati, di origine tunisina, accusati di una vasta gamma di reati che vanno dal furto alla rapina, passando per lo spaccio di stupefacenti e culminando in aggressioni armate, impensabili per la loro età.
L’uso di spray al peperoncino e armi da taglio, come il machete, ha aggiunto un elemento di particolare allarme sociale.
Le indagini, avviate dalla squadra Mobile ravennate nell’autunno del 2024, hanno preso le mosse da un’emergenza sociale complessa.
I nove ragazzi erano stati accolti in una comunità di accoglienza sul territorio ravennese alla fine dell’estate del 2024, dopo un percorso migratorio che li aveva portati in Italia.
Tuttavia, fin da subito, le loro condotte hanno manifestato segnali di disagio e devianza, tali da indurre le autorità a sospendere l’attività della struttura stessa.
La Prefettura, di fronte a un quadro di crescente insicurezza, ha disposto il trasferimento dei minori in altre comunità sparse su tutto il territorio nazionale.
Paradossalmente, questo trasferimento non ha risolto il problema, anzi lo ha contribuito a perpetuare.
I ragazzi si sono sistematicamente sottratti alla custodia, allontanandosi dalle nuove strutture di accoglienza, sia prima del loro arrivo che immediatamente dopo, per poi ricomparire a Ravenna, alimentando un ciclo di marginalità e criminalità.
Il fenomeno ha generato un accumulo di denunce che hanno fornito il quadro indiziario necessario per l’avvio formale delle indagini.
Tra i destinatari delle misure cautelari figura il responsabile di un violento episodio avvenuto nella notte del 15 luglio in piazza Duomo, dove un coetaneo di 17 anni è stato aggredito con un coltello.
Questo evento, unitamente ad altri reati attribuiti al gruppo, ha messo in luce la gravità della situazione e l’urgenza di un intervento mirato.
L’esecuzione delle ordinanze cautelari non si è limitata al territorio ravennate, ma ha interessato anche le province di Parma, L’Aquila, Pescara e Caserta, dove i minori erano stati recentemente ricollocati, evidenziando la natura transnazionale del problema e la necessità di una risposta coordinata a livello nazionale.
L’operazione solleva interrogativi profondi sulle politiche di accoglienza dei minori stranieri non accompagnati, sulla loro integrazione sociale e sulla gestione dei rischi legati alla marginalità e alla devianza minorile, richiedendo un’analisi critica dei modelli di intervento e una riflessione urgente sulle cause profonde di questa spirale di violenza.