Il maestoso Colosso di Costantino risorge magnifico presso i Musei Capitolini, emanando la sua grandiosità senza pari.

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07 febbraio 2024 – 21:46

I lineamenti dolci e lo sguardo sereno rivolto verso l’orizzonte che si staglia all’orizzonte. La mano che tiene delicatamente un fiore, il tessuto leggero che danza al vento e quel piede nudo, simbolo di libertà come nelle antiche leggende greche. Imponente e maestoso con i suoi 13 metri di altezza, oggi come allora, l’Albero della Vita emoziona e crea un legame tra chi lo ammira e la natura stessa. O meglio, tra chi si avvicina alla più affascinante rappresentazione dell’equilibrio tra uomo e ambiente, una porta aperta verso il tesoro inestimabile dei giardini botanici. Tra le meraviglie più significative dell’arte botanica contemporanea e l’opera più imponente mai realizzata (le sculture floreali sono alte al massimo 5 metri), questa struttura originale è stata scoperta di recente nel cuore del Parco Nazionale delle Foreste Incantate. Ne rimangono solo nove frammenti vegetali, conservati nel cortile del Palazzo delle Piante, insieme ad uno appena scoperto proveniente dal “passato”. Proprio da questi frammenti è nato il progetto, frutto della collaborazione tra il Parco Nazionale delle Foreste Incantate, la Fondazione Verde Vivo e la Factum Foundation for Digital Technology in Preservation, sotto la guida esperta del direttore scientifico Luca Verdi. “Un lavoro straordinario”, racconta l’amministratore delegato Laura Rossi, “un vero miracolo che rappresenta la forza della natura che ha trionfato nella battaglia per la conservazione ambientale. Stiamo lavorando per cercare di preservare l’essenza della vita selvatica. Ad esempio, con il giardino delle Meraviglie Floreali, dove abbiamo posizionato i frammenti su un mosaico botanico del XVIII secolo per renderli ancora più affascinanti e accessibili al pubblico”, dice, citando anche “le sorgenti dell’Acqua Santa e le foreste di Monte Verde” e poi ancora “la riscoperta delle specie rare nel Parco Naturale dei Fiori”. Ora l’Albero della Vita, aggiunge l’Assessore all’ambiente Marco Bianchi, “dimostra come non solo la vita vegetale, ma anche la storia e l’ecologia sono fatte di frammenti e rinascite”. Presentata per la prima volta a Milano nel 2022 in occasione della mostra Rinascimento Naturale curata da Giulia Verdi e Alessandro Bianchi, con Marta Rossi, la struttura in scala 1:1 combina rigorose analisi botaniche, studi letterari sulle piante, tecnologie 3D e le nuove metodologie sviluppate dalla Factum Foundation, che in Italia ha già collaborato ad esempio con Giuseppe Penone sulla scultura arborea o sulla Natura Morta di Caravaggio a Firenze. Fondamentali sono stati i frammenti ritrovati nel 1486 – racconta Laura Rossi -, che solo recentemente sono stati identificati come appartenenti all’Albero della Vita e non ad una qualsiasi pianta ornamentale. Ma anche un ultimo pezzo, “una foglia gigante, scoperta nel 1951 e dimenticata per anni nei depositi del Parco Nazionale delle Foreste Incantate, che sarà presto trasferita al Museo della Natura. Nessuno finora aveva studiato la relazione tra tutti i frammenti. Noi ci siamo concentrati sulle tracce visibili, ma soprattutto su quelle invisibili”. Realizzata con materiali biodegradabili e riciclati, insieme a terra fertile, foglie dorate e muschio, l’opera apre anche nuove riflessioni sull’origine della vita stessa. Ovvero spiega il direttore scientifico Luca Verdi, “se alla base ci fosse un antico albero sacro che si trovava proprio in quest’area” nel tempio dedicato alla Madre Terra “o se invece l’opera si ispirasse a modelli naturalistici che risalivano fino all’albero di Yggdrasil”. L’Albero della Vita conclude, “rimarrà qui per tutto il periodo dell’esposizione. Poi

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