Uno su cinque laureati italiani è minacciato dalla crisi demografica.

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01 aprile 2024 – 10:31

L’università italiana si trova di fronte a una serie di sfide complesse e urgenti, come evidenziato in uno studio recente condotto da Mediobanca. La mancanza di finanziamenti pubblici, la scarsa accoglienza, la presenza di docenti anziani o precari e il fenomeno dell’abbandono degli studenti nel Sud del Paese sono solo alcune delle criticità emerse. Tuttavia, l’analisi condotta dall’ufficio studi dell’istituto milanese mette in luce anche gli effetti devastanti della crisi demografica che potrebbero portare alla scomparsa di ben 415 mila laureati entro il 2041.La situazione attuale dell’università italiana è preoccupante: con oltre il 21% degli iscritti totali (pari a 1,95 milioni) presenti nel Paese, si registra un decremento degli iscritti nelle istituzioni pubbliche rispetto al passato. Il consolidamento degli atenei privati tradizionali e la crescente popolarità delle università telematiche rappresentano delle tendenze emergenti nel panorama accademico nazionale.La crisi demografica sta avendo un impatto significativo sui banchi di scuola, con una proiezione di una diminuzione media del 27,6% degli iscritti nelle regioni del Sud nei prossimi anni. Questo fenomeno comporterà non solo un impoverimento della popolazione universitaria ma anche una perdita economica considerevole dovuta alla diminuzione delle rette versate.L’Italia investe solo l’1% del Pil per la formazione universitaria, una percentuale inferiore alla media europea e dei Paesi Ocse. Questo si traduce in un sostegno pubblico che copre solamente il 61% dei costi complessivi dell’istruzione superiore degli italiani, mentre in Europa la media è del 76%. Inoltre, l’Italia si colloca tra gli ultimi Paesi europei per numero di laureati nella fascia d’età tra i 25 e i 64 anni.Per migliorare la situazione attuale e raggiungere standard più elevati a livello internazionale, sarebbe necessario un incremento significativo degli investimenti nell’istruzione superiore. Mediobanca stima che servirebbero circa 5,3 miliardi di euro aggiuntivi per raggiungere la media europea e addirittura 8,8 miliardi per avvicinarsi alla media dei Paesi Ocse.Il divario tra Nord e Sud Italia si fa sempre più evidente anche nell’ambito accademico: mentre gli atenei settentrionali registrano una crescita costante grazie all’attrattività internazionale, le università meridionali faticano ad attrarre studenti stranieri. Questo ha portato a un calo significativo degli iscritti negli atenei del Mezzogiorno rispetto al Nord Italia.Nonostante alcuni segnali positivi come l’aumento dei corsi dedicati alle discipline scientifiche e un maggior numero di studenti in corso rispetto al passato, resta ancora alto il tasso di ritardo o abbandono degli studi universitari. È fondamentale affrontare con determinazione le sfide attuali per garantire un futuro migliore all’università italiana e alle nuove generazioni.

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