mercoledì 30 Luglio 2025
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Inchiesta a Milano: Lepontina 7-9 Srl risponde e chiede chiarezza.

La complessa vicenda che coinvolge Lepontina 7-9 Srl e l’inchiesta in corso a Milano sull’urbanistica solleva interrogativi cruciali sulla governance dei progetti edilizi e il rapporto tra amministrazione comunale, magistratura e operatori del settore.
Al cuore della questione risiede una profonda divergenza interpretativa nell’applicazione delle normative edilizie, una frattura che, protratta nel tempo, ha generato un blocco significativo di iniziative progettuali con pesanti ripercussioni economiche e sociali.
L’indagine, recentemente culminata nel sequestro dell’area destinata al “Giardino Segreto” nel quartiere Isola, non si limita a un singolo episodio, ma rivela un sistema di interpretazioni contrastanti che minano la certezza del diritto e la prevedibilità degli investimenti.
La nota rilasciata dall’avvocato Andrea Puccio, legale di Lepontina 7-9 Srl, mira a dissipare alcune inesattezze diffuse dai media, in particolare la presunta liquidazione giudiziale della società.
Questa accusa, se confermata, avrebbe potuto innescare una spirale negativa, compromettendo la fiducia degli investitori e dei promissari acquirenti.

Tuttavia, la realtà è differente.
Lepontina 7-9 Srl, contrariamente a quanto riportato, vanta una solida base patrimoniale e finanziaria, dimostrando di aver sempre adempiuto ai suoi impegni contrattuali nei confronti di professionisti, imprese e, in particolare, Erario, anzi, vantando tuttora crediti fiscali.
L’azienda si è sempre distinta per un’operatività improntata alla legalità, alla trasparenza e alla correttezza nei confronti delle controparti.

La decisione di avviare una procedura di composizione della crisi d’impresa, anziché opporsi all’istanza di liquidazione presentata da un promissario acquirente e dalla Procura, rappresenta una scelta strategica dettata dalla volontà di salvaguardare al meglio gli interessi di tutti i soggetti coinvolti.

Non si tratta, quindi, di un ammissione di fallimento, ma di un approccio proattivo volto a garantire la continuità del progetto e a tutelare i diritti patrimoniali dei promissari acquirenti, in linea con i principi etici che hanno sempre guidato l’attività aziendale.
Questa vicenda, pertanto, non può essere considerata unicamente come un caso giudiziario, ma come un campanello d’allarme che invita a una riflessione più ampia sulla necessità di superare le ambiguità interpretative che affliggono il quadro normativo urbanistico.
È imprescindibile che amministrazione comunale e magistratura trovino un punto di incontro, definendo criteri di applicazione univoci e trasparenti che consentano di evitare blocchi progettuali e di favorire lo sviluppo sostenibile del territorio.

Il futuro del “Giardino Segreto”, e di altre iniziative simili, dipende dalla capacità di ristabilire un clima di fiducia e di certezza del diritto.

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