sabato 2 Agosto 2025
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Frodi auto in Sicilia: un impero criminale tra Palermo e Berlino

Un’articolata rete di frodi, orchestrata nel cuore della Sicilia e ramificata su scala nazionale, ha visto coinvolti 22 individui, colpiti da avvisi di conclusione indagini emessi dalla Guardia di Finanza di Palermo.

L’inchiesta, originariamente scaturita da un’indagine della Compagnia di Bagheria, ha disvelato un sofisticato meccanismo di elusione fiscale e riciclaggio di denaro, con un danno economico stimato in quasi un milione e mezzo di euro.

Al centro dell’organizzazione criminale, figura Alessio Spiaggia, 31 anni, il cui ruolo di regia ha portato alla condanna definitiva a 8 anni di reclusione.

Le indagini hanno permesso di ricostruire la complessa struttura della rete, individuando i vari livelli di responsabilità e le dinamiche operative.

Il modus operandi si fondava sull’utilizzo fraudolento di contratti di noleggio auto, sfruttando la presenza capillare di società di autonoleggio operanti nei principali aeroporti siciliani (Palermo, Catania) e in altre città strategiche come Napoli, Roma e Torino.

Le auto, inizialmente noleggiate, venivano poi “ripulite” attraverso la falsificazione di documenti e la complicità di agenzie e concessionarie disposte a prestare il proprio marchio per la vendita.
La chiave del sistema risiedeva nella creazione di una cortina di fumo burocratica, rendendo estremamente difficoltosa la tracciabilità dei veicoli e occultando l’origine illecita dei proventi.

Le società di autonoleggio, spesso ignare del destino delle vetture, percepivano solo le prime rate dei contratti, mentre l’organizzazione criminale incassava la differenza tra il costo del noleggio e il prezzo di vendita delle auto nel mercato dell’usato, realizzando un ingente profitto illecito.
L’attività di riciclaggio era resa ancora più complessa dalla dispersione dei mezzi in diverse aree geografiche, tanto da portare al recupero di un veicolo anche in Germania, evidenziando la portata transnazionale dell’operazione.

Le accuse contestate agli indagati spaziano dal falso in atto pubblico all’autoriciclaggio, passando per l’appropriazione indebita, riflettendo la molteplicità dei reati commessi per perpetrare la frode.

L’inchiesta, ancora in corso, mira a quantificare con precisione l’ammontare complessivo dei capitali riciclati e ad accertare il coinvolgimento di ulteriori soggetti, svelando ulteriormente i dettagli di un sistema criminale complesso e ramificato.

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