sabato 2 Agosto 2025
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Venezia

Venezia 82: Mostri, Cinema Italiano e un Futuro Incerto.

L’82ª edizione del Festival di Venezia si configura come un’esplorazione lucida e inquietante dell’anomalia umana, un viaggio attraverso le manifestazioni del mostruoso, declinato in forme sia letterali che metaforiche.
Alberto Barbera, direttore artistico del Lido, ha tracciato un percorso narrativo che si snoda tra le ombre della storia e della contemporaneità, offrendo uno specchio impietoso sulla fragilità e le distorsioni della condizione umana.

Il festival non si limita a presentare opere che affrontano temi come la guerra in Ucraina o la tragedia di Gaza, né si ferma alla rappresentazione dei totalitarismi del passato e del presente, incarnati da figure come Mussolini, Gheddafi e Putin.

Piuttosto, si addentra in un’indagine più profonda, rivelando il mostruoso che si annida nell’ordinario, nell’animo di individui comuni capaci di atti di violenza incomprensibili, come evidenziato dal film “Elisa”.
La riflessione si estende al fanatismo religioso, con i suoi rigidi dogmi che soffocano la libertà e l’innovazione, e alla minaccia incombente del nucleare, un’entità portatrice di potenza distruttiva e paura latente.
Tuttavia, la riflessione critica di Barbera non si limita alla programmazione.
Il direttore esprime una preoccupazione per lo stato attuale del cinema italiano, sottolineando una mancanza di freschezza e innovazione.
L’assenza di opere prime sorprendenti, capaci di annunciare una nuova generazione di cineasti, rappresenta un vuoto che appesantisce il panorama.

Si aggiunge a questo una problematica ancora più ampia: l’enorme quantità di film italiani prodotti annualmente che faticano a trovare una distribuzione adeguata, sia in sala che sulle piattaforme digitali.
Questo divario tra produzione e visibilità evidenzia una crisi strutturale nel sistema cinematografico, esacerbata dalla crisi del mercato tradizionale e dalla limitata capacità di assorbimento delle piattaforme streaming.
Un ulteriore punto di riflessione riguarda la ridotta presenza femminile dietro la macchina da presa.

Nonostante un impegno per l’equità di genere, la percentuale di registe rimane ancora troppo bassa, sia a livello europeo che globale.

Il Festival, pur sforzandosi di migliorare la situazione, si trova ad operare in un contesto caratterizzato da profonde disuguaglianze strutturali.
Barbera, inoltre, solleva un interrogativo cruciale riguardo all’attuale tendenza del cinema italiano a ispirarsi a eventi di cronaca e a opere letterarie.

Questa pratica, pur non essendo intrinsecamente negativa, potrebbe essere interpretata come un sintomo di una crisi creativa, un impoverimento della capacità di innovazione e di originalità narrativa.
Il direttore evoca la memoria del cinema italiano degli anni Sessanta, un’epoca di straordinari sceneggiatori, professionisti del racconto che hanno contribuito a definire un’identità cinematografica unica.

Oggi, sembra mancare questa figura chiave, questo narratore capace di trasformare idee e storie in opere d’arte cinematografica.

Infine, una nota riguarda le caratteristiche tecniche dei film in concorso: una durata media considerevole, superiore alle due ore, che potrebbe riflettere l’influenza dei ritmi narrativi delle serie televisive e la volontà di creare un’esperienza cinematografica coinvolgente, un evento capace di attirare il pubblico in sala.
La sfida, però, sarà quella di mantenere alta l’attenzione dello spettatore, evitando che la lunghezza eccessiva comprometta la qualità complessiva dell’opera.

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