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Bellunese: un modello di sviluppo per le aree montane.

Il Bellunese, un territorio storicamente legato alla produzione industriale, si configura oggi come un laboratorio avanzato di trasformazione economica e sociale, delineando un paradigma inedito per le aree montane italiane.
L’evoluzione non si limita a un semplice aggiornamento tecnologico, ma implica una ridefinizione profonda del concetto stesso di sviluppo industriale, abbracciando ambiti quali la manifattura avanzata, la formazione di competenze specialistiche, l’integrazione dell’intelligenza artificiale e l’emergere di un turismo industriale esperienziale.
Questa metamorfosi, come illustrato da Andrea Ferrazzi, direttore di Confindustria Belluno Dolomiti, e approfondito nel libro “Innovatori outsider” di Giulio Buciuni, docente al Trinity College di Dublino, non è un’anomalia, ma un modello potenzialmente replicabile in altri contesti montani, a patto di possedere una visione strategica chiara e lungimirante.

Il fulcro di questa trasformazione risiede nell’emergere e nella proliferazione delle “imprese plug-in”: realtà innovative capaci di inserirsi organicamente nei tessuti produttivi esistenti, apportando soluzioni tecnologiche all’avanguardia, competenze specialistiche e modelli di business rivoluzionari.
Queste imprese, spesso costituite da piccoli team di esperti, fungono da catalizzatori di cambiamento, stimolando l’adozione di nuove pratiche e la sperimentazione di approcci inediti.

Secondo Buciuni, il successo di questa strategia dipende imprescindibilmente dalla creazione di un ecosistema territoriale solido e dinamico, in grado di attrarre talenti, promuovere la formazione di capitale umano qualificato e favorire connessioni sinergiche con il mondo della ricerca e dell’innovazione.
Come sottolineato anche nel suo libro “Periferie competitive”, il potenziale di crescita più significativo risiede spesso nelle aree marginali, troppo spesso considerate aree di assistenza, ma che invece necessitano di essere attivate e valorizzate.
L’approccio tradizionale che relegava le aree montane al ruolo di periferie da sostenere deve essere superato.
È necessario concepirle come piattaforme strategiche per lo sviluppo di una nuova economia della conoscenza diffusa, un’economia basata sulla creatività, l’innovazione e la specializzazione.

Questa visione, condivisa dalla deputata Giulia Pastorella e ripresa dagli interventi di Lorenzo Moretti, Italy Lead di Luhnip e Research Fellow all’Eui, e Pierfrancesco Angeleri, presidente di Assosoftware, evidenzia come la resilienza e l’adattabilità delle comunità montane, unite alla capacità di sfruttare le risorse locali in modo sostenibile, possano rappresentare un vantaggio competitivo unico nel panorama economico globale.
La transizione verso questo nuovo modello non è solo una questione di tecnologia, ma anche e soprattutto di mentalità, di apertura al cambiamento e di collaborazione tra pubblico e privato.

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