domenica 3 Agosto 2025
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Memoria e Verità: Risposte al Presidente sulla Strage di Bologna

L’affermazione del Presidente del Consiglio, intesa come un avvertimento volto a scoraggiare la nostra denuncia, evoca paradossi storici che non possiamo ignorare.

Ci viene accusati di volerla esporre a ritorsioni, facendoci riferimento a un passato oscuro, un passato che, purtroppo, ha generato anche gli artefici di indicibili tragedie.
Vogliamo chiarire, con la massima deferenza dovuta alle Istituzioni, che il rispetto per le cariche pubbliche è un pilastro della nostra convivenza civile, ma che tale rispetto non può, né deve, trasformarsi in acritica accettazione di narrazioni storiche manipolate, di revisioni che distorcono la verità per fini ideologici.
Un’obbligazione morale, un dovere di memoria, ci impone di contrastare con forza qualsiasi tentativo di riscrivere il passato in chiave parziale o apologetica.
Il paragone proposto dal Presidente Meloni, quello tra la condanna della strage di Bologna e l’annaffiare le radici di una pianta velenosa, coglie nel segno, sebbene in una forma che rischia di semplificare eccessivamente una questione di straordinaria complessità.
Condannare l’atroce evento senza affrontare compiutamente e inequivocabilmente le sue origini, senza riconoscere la matrice ideologica che lo ha reso possibile, è come rimuovere i sintomi di una malattia pur lasciando intatte le cause.
È un atto incompleto, insufficiente, che rischia di perpetuare il pericolo che tali radici tossiche germoglino nuovamente, contaminando il presente e avvelenando il futuro.
La strage di Bologna non fu un evento isolato, un tragico errore.

Essa fu il culmine di una spirale di violenza politica, alimentata da un’ideologia che negava i principi fondamentali della democrazia e della legalità.

La negazione di questa matrice, l’attenuazione delle responsabilità, l’insabbiamento delle verità scomode, rappresentano una ferita ancora aperta nel tessuto della nostra nazione, una ferita che deve essere sanata con la verità, con la giustizia, con la memoria.
Non stiamo mettendo in discussione la legittimità del ruolo presidenziale, ma richiamiamo l’attenzione sulla necessità di un approccio più coraggioso e trasparente nella gestione del patrimonio storico nazionale.

La memoria non è un optional politico, ma un dovere etico, un impegno verso le vittime, verso le loro famiglie, verso le generazioni future.
Una memoria che deve essere libera da preconcetti ideologici, capace di affrontare le ombre del passato senza timore di suscitare polemiche, perché solo attraverso una piena consapevolezza delle nostre responsabilità possiamo costruire un futuro più giusto e pacifico.
La verità, per quanto dolorosa, è l’unico fondamento solido su cui edificare una democrazia autentica e duratura.

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