lunedì 4 Agosto 2025
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Quota 103: Crolla il numero di pensioni anticipate nel 2024

L’inasprimento delle condizioni di accesso alla pensione, in particolare con l’implementazione di Quota 103, ha determinato un brusco arresto nel flusso di pensionamenti anticipati.

I dati preliminari, estratti dalle elaborazioni sui rendiconti sociali regionali del Civ dell’INPS, rivelano una drastica riduzione delle pensioni soggette al ricalcolo contributivo liquidate nel 2024, attestandosi a sole 1.153.
Questa cifra contrasta nettamente con le quasi 15.000 domande di pensione presentate, che includono anche quelle relative a requisiti leggermente meno stringenti maturati entro il 2023.
L’effetto deterrente di Quota 103 è particolarmente evidente se confrontato con il 2023, anno in cui furono liquidate ben 23.249 pensioni anticipate attraverso questa opzione.

La differenza non è meramente quantitativa; riflette un cambiamento radicale nel panorama pensionistico italiano, frutto di una combinazione di fattori normativi.

L’introduzione del calcolo interamente contributivo per chi opta per il pensionamento anticipato è stata cruciale.
Questo sistema, che determina l’assegno pensionistico basandosi esclusivamente sui contributi effettivamente versati, spesso si traduce in importi significativamente inferiori rispetto al sistema misto (retributivo e contributivo) utilizzato in precedenza.
La percezione di una riduzione sostanziale del reddito pensionistico ha indotto molti potenziali beneficiari a rimandare la decisione di lasciare il lavoro.
Un ulteriore fattore di freno è rappresentato dall’estensione delle “finestre mobili”.

Queste finestre, che determinano il periodo di tempo da considerare per il calcolo della pensione, sono state allungate a sette mesi per il settore privato e a nove per quello pubblico a partire dal 2024.
Questo cambiamento, unitamente al passaggio a un calcolo contributivo più rigoroso, ha reso la pensione anticipata, in molti casi, economicamente meno vantaggiosa.
La limitazione dell’importo pensionistico cumulabile fino al raggiungimento dell’età della vecchiaia, fissata a quattro volte il trattamento minimo, ha ulteriormente contribuito a disincentivare le scelte pensionistiche anticipate.
Questa misura, volta a preservare la sostenibilità del sistema previdenziale, ha imposto un limite all’integrazione tra diverse fonti di reddito (ad esempio, pensione e lavoro autonomo), penalizzando coloro che avrebbero potuto compensare la riduzione dell’assegno con altre forme di reddito.

In sintesi, l’insieme di queste modifiche normative ha creato un contesto in cui il pensionamento anticipato, una volta un’opzione attrattiva per molti lavoratori, è diventato un percorso costellato di incertezze economiche e, per molti, economicamente svantaggioso.

Il calo vertiginoso delle pensioni liquidate con Quota 103 nel 2024 testimonia l’impatto profondo e duraturo di queste scelte politiche sul sistema pensionistico italiano e sulle decisioni dei lavoratori.

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