La Sardegna, nel 2024, si presenta come un’entità complessa, gravata da una stagnazione economica che contrasta con l’apparente vitalità del suo settore turistico.
L’analisi, dettagliata nel volume “La Sardegna che conta”, elaborata dalla Camera di Commercio di Sassari e coordinata con il supporto di diverse istituzioni, rivela un quadro a due velocità, con luci e ombre che delineano le sfide strutturali e le potenzialità inespresse dell’isola.
La crescita complessiva del tessuto imprenditoriale, attestatasi a un misero 0,24%, si posiziona significativamente al di sotto della media nazionale (0,62%) e rappresenta il minimo storico decennale.
Questa performance disomogenea si riflette nella diversa evoluzione delle province: il Nord Sardegna e la provincia di Nuoro mostrano segnali di resilienza, seppur modesti, mentre Cagliari e Oristano subiscono un calo preoccupante del numero di imprese attive.
Il settore dei servizi, trainato dal turismo, risulta l’unico comparto in grado di mitigare la contrazione generale, mentre il commercio, l’industria e, soprattutto, l’agricoltura versano in una profonda crisi, erodendo la capacità produttiva e l’occupazione.
Il crollo del settore primario, con un decremento dell’export del 30,1%, evidenzia la necessità di politiche mirate per la valorizzazione delle risorse agricole e la diversificazione dei prodotti.
L’arretratezza digitale, un fattore strutturale che frena la competitività, mostra timidi progressi.
La copertura internet, pur raggiungendo il 59% delle famiglie, rimane indietro rispetto alla media italiana (70,7%), denunciando una disparità che limita l’accesso alle opportunità offerte dalla trasformazione digitale.
L’adozione del commercio online da parte delle PMI si attesta a un magro 13,2%, indicando una difficoltà nell’implementazione di strategie digitali innovative.
Nonostante un lieve incremento nel numero di startup innovative (151), la Sardegna si colloca al sedicesimo posto a livello nazionale, segnalando la necessità di un ecosistema più favorevole all’imprenditorialità e all’innovazione.
Un aspetto cruciale da considerare è la dinamica dell’export, in negativo (-0,9%) e incidenza di un valore complessivo di 6,75 miliardi di euro.
Questo dato riflette una perdita di competitività sui mercati internazionali e una minore capacità di generare ricchezza dall’esterno.
Nonostante il contesto economico complesso, emergono segnali incoraggianti nel mercato del lavoro.
Nel 2024, il numero di occupati in Sardegna ha raggiunto i 592.000 unità, con un aumento del 2,6% rispetto all’anno precedente.
Questa crescita, sebbene positiva, deve essere analizzata nel dettaglio, considerando la qualità dei posti di lavoro creati e la loro distribuzione tra i diversi settori economici.
È rilevante sottolineare la presenza femminile nel mondo del lavoro (43%), il progressivo aumento del numero di diplomati (+9.000) e laureati (+3.000), fattori che suggeriscono un miglioramento del capitale umano disponibile.
Il turismo, da sempre pilastro dell’economia sarda, conferma il suo ruolo di “ancora di salvezza”, con un incremento degli arrivi del 13,8%.
I quasi 4,5 milioni di arrivi e gli oltre 18,9 milioni di presenze testimoniano l’attrattiva dell’isola, trainata in modo significativo dai flussi di turisti stranieri (presenze + 23,1%).
La ripresa del turismo, sebbene fondamentale, non deve distogliere l’attenzione dalle problematiche strutturali che affliggono l’economia sarda, ma al contrario, deve essere un punto di partenza per la diversificazione e la creazione di un modello di sviluppo più sostenibile e resiliente, in grado di ridurre la dipendenza da un singolo settore e di creare opportunità di crescita duratura per tutti i sardi.
È imperativo, quindi, investire in infrastrutture, innovazione, formazione e politiche di inclusione, al fine di creare un futuro più prospero e equo per l’isola.