venerdì 8 Agosto 2025
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Sassoferrato: cani da caccia in condizioni deplorevoli, indagini in corso.

A Sassoferrato, nel cuore dell’entroterra maceratese, una scoperta agghiacciante ha portato alla luce una situazione di profonda negligenza e sofferenza animale.

Un controllo effettuato dal Nucleo Carabinieri Forestale, con il supporto del Servizio Veterinario di Sanità Animale dell’Azienda Sanitaria Territoriale di Ancona, ha rivelato la presenza di quattro cani da caccia rinchiusi in condizioni deplorevoli, che sollevano gravi interrogativi sulla responsabilità e sul dovere di cura verso gli animali.

La scena era sconfortante: quattro esemplari, privi di vitalità e profondamente segnati da un prolungato stato di malnutrizione.

I corpi scheletrici dei cani, una testimonianza muta di una dieta inadeguata e dannosa, erano infestati da ectoparassiti e presentavano lesioni aperte, indicative di una cura insufficiente e di sofferenze prolungate.
Tragicamente, una delle cagne, un segugio, era già deceduta.

L’autopsia, condotta dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Marche e dell’Umbria, ha confermato che la causa del decesso era riconducibile a una torsione gastrica, una patologia spesso legata a problematiche alimentari e a condizioni di stress fisiologico.
Il referto veterinario, estremamente dettagliato, ha evidenziato come la dieta forzata, costituita esclusivamente da pagnotte intere di pane raffermo, fosse totalmente inadatta e, anzi, attivamente dannosa per questi animali.
L’alimentazione, carente di nutrienti essenziali e priva di equilibrio nutrizionale, ha contribuito al progressivo deterioramento delle condizioni di salute dei cani, compromettendone la fisiologia e rendendoli vulnerabili a patologie gravi.

La torsione gastrica, in particolare, può essere esacerbata da una dieta inappropriata e da uno stato di malnutrizione.
L’episodio ha portato al sequestro degli animali e alla segnalazione all’Autorità Giudiziaria del proprietario, un uomo di 45 anni, accusato di maltrattamento di animali.

L’imputazione si basa sulla violazione dell’articolo 522 del codice penale, con l’aggravante della morte di uno degli animali, direttamente riconducibile alle condizioni di sofferenza e negligenza in cui è stato mantenuto.
La pena prevista in questo caso può raggiungere i tre anni di reclusione e una sanzione pecuniaria di 45.000 euro, a testimonianza della gravità del reato e della necessità di tutelare il benessere animale.

Questa vicenda non è solo un caso di maltrattamento, ma anche un campanello d’allarme sulla consapevolezza del ruolo e della responsabilità che ogni proprietario ha nei confronti dei propri animali, invitando a una riflessione più ampia sul tema del benessere animale e sull’importanza di una corretta alimentazione e cura per garantire una vita dignitosa agli esseri viventi che ci affiancano.
L’episodio solleva interrogativi sull’efficacia dei controlli e sulla necessità di rafforzare le misure di prevenzione e di sensibilizzazione per contrastare fenomeni di questa natura.

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