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Inganni e Silenzi: La Scomparsa di Alessandro Venier

Nei giorni cruciali che intercorrono tra la tragica perdita di Alessandro Venier e il ritrovamento del suo corpo, emergono elementi contrastanti e inquietanti nel racconto dei fatti.

Le dichiarazioni rilasciate da Mailyn Castro Monsalvo, compagna della vittima, e dalla madre di Alessandro, Lorena Venier, ai professionisti sanitari intervenuti a domicilio per fornire supporto a causa della depressione post-partum, delineano un quadro inizialmente orientato a celare la realtà.

Secondo quanto riportato dalla Tgr Rai del Friuli Venezia Giulia, entrambe le donne avrebbero comunicato di una presunta partenza di Alessandro Venier per la Colombia, dipingendo un’immagine di assenza volontaria.

Questa narrazione alternativa, presentata come un tentativo di gestire un momento di profonda sofferenza, ora assume connotazioni sospette alla luce delle indagini in corso.

L’affermazione di un viaggio in Colombia solleva interrogativi sulla volontà di manipolare la percezione degli eventi, forse per allontanare sospetti o per fornire una spiegazione apparentemente plausibile alla scomparsa improvvisa del 35enne.
L’intervento dei sanitari a domicilio sottolinea la vulnerabilità emotiva di Mailyn Castro Monsalvo, in un periodo particolarmente delicato segnato dalla depressione post-partum.

Questa condizione può alterare la capacità di giudizio e la lucidità, rendendo più facilmente manipolabili le percezioni e le azioni.
Tuttavia, la coerenza di questa versione dei fatti con le dichiarazioni di Lorena Venier, madre di Alessandro, suggerisce una pianificazione più complessa e una collaborazione nel tentativo di costruire una narrazione distorta.
La discrepanza tra questa narrazione iniziale e la successiva scoperta del corpo apre un’ampia finestra sulle dinamiche relazionali all’interno della coppia e con i familiari, e sulla possibile volontà di occultare la verità.
Le indagini si concentrano ora sulla verifica di questa presunta partenza per la Colombia, esaminando documenti di viaggio, testimonianze e qualsiasi elemento che possa confermare o smentire questa versione dei fatti.

L’elemento cruciale risiede nell’analisi delle motivazioni che hanno spinto le donne a fornire questa informazione fuorviante, e nel ricostruire l’arco temporale preciso degli eventi che hanno preceduto la scoperta del corpo.

La depressione post-partum, pur rappresentando una condizione di profonda sofferenza, non può rappresentare una giustificazione assoluta per l’occultamento di un crimine, e le indagini dovranno accertare il ruolo e la responsabilità di ciascuna persona coinvolta nella vicenda.

La ricostruzione accurata dei giorni immediatamente successivi all’omicidio si rivela fondamentale per comprendere la dinamica della scomparsa e per far luce sulla verità dietro questa tragica vicenda.

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