L’inchiesta in corso a Legnano, coordinata dalla Procura di Busto Arsizio e condotta congiuntamente dalla Guardia di Finanza e dal Nucleo Antisofisticazioni e Sanità (NAS) dei Carabinieri, ha portato alla denuncia per lesioni personali gravissime a carico della responsabile di un centro medico estetico operante in maniera illecita.
La vicenda, emersa a seguito di segnalazioni e successive indagini, solleva interrogativi profondi sulla sicurezza dei trattamenti estetici, sulla regolamentazione dell’esercizio delle professioni sanitarie e sulla responsabilità dei social media nella promozione di attività non autorizzate.
Al centro dell’indagine si trova una struttura che, pur esibendo una presenza online aggressiva e ben orchestrata, si rivela priva di ogni titolo legale per operare nel settore medico-estetico.
La denuncia per lesioni, presentata da una paziente, descrive conseguenze fisiche devastanti: una necrosi parziale del naso, conseguenza diretta di iniezioni di acido ialuronico eseguite all’interno del centro.
La gravità del danno fisico subito dalla paziente, che oltre al dolore immediato comporta conseguenze estetiche durature e potenziali complicanze, ha contribuito ad accelerare le indagini.
L’indagata, oltre alla denuncia per lesioni, è accusata di esercizio abusivo della professione medica.
L’assenza di una qualifica professionale riconosciuta – come quella di estetista, che a sua volta impone requisiti specifici – rende l’attività illegale e espone i pazienti a rischi significativi.
La diffusione online di pubblicità e offerte di trattamenti, spesso mirate a un pubblico sensibile a prezzi competitivi, amplifica la potenziale portata del danno, rendendo necessario un approfondimento sulla responsabilità delle piattaforme digitali nel controllo della veridicità delle informazioni pubblicate e della legittimità delle attività promosse.
Le indagini non si limitano alla figura della titolare.
I finanzieri stanno conducendo accertamenti approfonditi anche sulla situazione lavorativa di una dipendente, sospettata di essere impiegata in nero.
Questo aspetto solleva ulteriori interrogativi sull’organizzazione interna del centro, evidenziando potenziali irregolarità in materia di lavoro e contributi previdenziali.
L’indagine mira a ricostruire l’intera filiera operativa del centro, identificando eventuali complici o figure accessorie coinvolte nell’attività illecita.
Il caso di Legnano rappresenta un campanello d’allarme per l’intera filiera dell’estetica e del benessere, sottolineando l’importanza di una maggiore vigilanza da parte delle autorità competenti, di una maggiore consapevolezza da parte dei consumatori e di una regolamentazione più stringente per contrastare il fenomeno dei centri medici abusivi e proteggere la salute pubblica.
La vicenda pone, inoltre, la questione della necessità di promuovere una cultura della legalità e della responsabilità professionale all’interno del settore, contrastando l’illegalità e tutelando il diritto alla salute.