sabato 9 Agosto 2025
20.3 C
Rome

Bobò: Silenzio, Gioia e Arte Oltre i Muri.

Il silenzio di Bobò, un abisso comunicativo di gesti, suoni incomprensibili, custodiva un universo interiore che sfuggiva a qualsiasi tentativo di decifrazione linguistica convenzionale.

Immaginare il turbinio di sensazioni che lo attraversarono nel 1995, quando il giovane regista Pippo Delbono, con la sua troupe, irruppe nel manicomio di Aversa per un’iniziativa teatrale, è un esercizio di profonda umiltà.
Bobò, sordomuto, analfabeta, affetto da microcefalia, aveva trascorso trentasei anni confinato in quella struttura, un’esistenza quasi interamente separata dal dialogo e dalla comprensione reciproca.

La sua voce era un mosaico di espressioni fisiche, un linguaggio privato e ineffabile.

Il racconto di Delbono, riportato in diverse occasioni, rivela un dettaglio cruciale: al ritorno del regista, Bobò non era solo presente, ma emanava un’evidente, seppur silenziosa, allegria.
E questa felicità non si affievolì, bensì crebbe, nutrendosi della sua nuova condizione, dell’attenzione, del contatto umano.
Un’inversione di prospettiva quasi miracolosa, un’inaspettata fioritura in un ambiente di isolamento.

A sei anni dalla scomparsa di questo attore unico, Delbono gli rende omaggio con “Bobò”, un film che si presenta al pubblico internazionale con l’anteprima mondiale al prestigioso Festival di Locarno, nella sua Selezione Ufficiale Fuori Concorso.

La distribuzione cinematografica, curata da Luce Cinecittà, è programmata in prossimità del 10 ottobre, la Giornata Mondiale della Salute Mentale, una scelta significativa che vuole stimolare una riflessione più ampia sulla dignità delle persone con disabilità psichica, sulla loro inclusione sociale e sul potere terapeutico dell’arte.
Il film non è semplicemente una biografia, ma un’esplorazione della possibilità di trascendere i confini imposti dal corpo e dalla comunicazione.

“Bobò” è un invito a guardare al di là delle apparenze, a riconoscere la ricchezza interiore che si cela dietro il silenzio, a costruire ponti dove sembrano esserci solo muri.

È una celebrazione della resilienza, della capacità di trovare gioia e significato anche nelle circostanze più estreme, un monito contro la stigmatizzazione e l’emarginazione, e una testimonianza del potenziale trasformativo del teatro.
L’eredità di Bobò, un uomo che ha comunicato con il corpo e con l’anima, continua a risuonare, spingendoci a riconsiderare il significato di umanità e di relazione.

Author:

- pubblicità -
- pubblicità -
- pubblicità -
- pubblicità -