La recente decisione di Francesca Russo, Dirigente del Dipartimento Prevenzione della Regione Veneto e figura chiave nella gestione della pandemia di Covid-19, ha acceso un dibattito significativo all’interno del panorama scientifico e politico nazionale.
La nomina, che le era stata proposta per far parte del nuovo Comitato Tecnico Vaccinale (Nitag) del Ministero della Salute, è stata formalmente declinata con una lettera alla Direttrice del Dipartimento Prevenzione, Maria Rosaria Campitiello, un gesto che trascende la semplice rinuncia a un incarico.
La motivazione alla base di tale decisione, esplicitata nella missiva, si radica in una profonda preoccupazione per l’integrità scientifica e la credibilità del nuovo organismo.
La presenza, all’interno del Nitag, di figure come Paolo Bellavite e Eugenio Serravalle, entrambi noti per posizioni critiche e talvolta apertamente contrarie alle vaccinazioni, è stata giudicata incompatibile con il ruolo di garante della salute pubblica che un comitato di questo tipo dovrebbe assolvere.
Russo ha espresso come tale composizione comprometta la capacità del comitato di formulare raccomandazioni basate su evidenze scientifiche solide e coerenti con le strategie vaccinali nazionali.
La rinuncia di Russo non è un mero disaccordo personale; è un segnale d’allarme che solleva interrogativi cruciali sulla composizione e l’indipendenza dei comitati scientifici governativi.
In un’epoca segnata dalla disinformazione e dalla polarizzazione, la neutralità e l’adesione rigorosa ai principi scientifici diventano imperativi imprescindibili per garantire la fiducia dei cittadini e l’efficacia delle politiche sanitarie.
La sua decisione, infatti, evidenzia una crescente tensione tra la necessità di includere diverse prospettive e il rischio di compromettere l’oggettività e l’affidabilità delle decisioni prese.
L’eco della scelta di Russo ha trovato risonanza in Veneto, dove figure istituzionali come il Presidente del Consiglio comunale di Vicenza, Massimiliano Zaramella, hanno espresso pubblicamente la loro approvazione.
Zaramella ha sottolineato l’importanza per chi ricopre ruoli istituzionali di salvaguardia della salute pubblica di non rinunciare ai propri valori e di assumersi le proprie responsabilità, anche quando ciò implica il rifiuto di incarichi prestigiosi.
La vicenda trascende il contesto regionale, ponendo interrogativi a livello nazionale sulla necessità di garantire che i comitati scientifici siano composti da esperti che condividano un impegno comune verso la scienza e la salute pubblica, senza compromessi ideologici o posizioni preconcette.
La decisione di Francesca Russo rappresenta un monito: la credibilità delle istituzioni sanitarie dipende dalla trasparenza, dall’indipendenza e dalla rigorosa adesione ai principi scientifici, pilastri fondamentali per la tutela della salute di tutti i cittadini.