L’autopsia sul corpo di Alessandro Venier, condotta oggi a Udine, ha fornito dettagli macabri e corroborato la ricostruzione di una morte violenta e premeditata, attribuibile a strangolamento.
La conferma, giunta da fonti investigative, apre un nuovo, tragico capitolo nelle indagini sull’omicidio.
L’esame autoptico, eseguito dalla medico legale Francesca Sinopoli sotto la supervisione della Procura e alla presenza di numerosi periti designati dalle parti civili, ha rivelato la presenza di segni chiari di trazione cervicale, confermando la causa primaria del decesso.
Tuttavia, la dinamica dell’evento e le circostanze che hanno preceduto la scoperta del corpo hanno subito un’ulteriore, agghiacciante escalation.
Le analisi post-mortem hanno evidenziato un depezzamento del corpo, un atto rituale e brutale che ha comportato la separazione degli arti inferiori dall’addome, e quest’ultimo dal torace e dal capo.
La precisione e la meticolosità con cui sono state eseguite queste sezioni suggeriscono un’abilità specifica o, quantomeno, un’attenta pianificazione dell’azione.
Al momento, l’utensile utilizzato per compiere queste operazioni non è stato identificato con certezza, sebbene la madre della vittima abbia indicato un coltello.
L’impossibilità di questo strumento di aver reciso completamente l’osso del femore ha innescato l’ipotesi, supportata dalla perizia, dell’utilizzo di un seghetto, rinvenuto e sequestrato nell’autorimessa.
La presenza di calce viva, utilizzata per coprire il corpo all’interno di un bidone e mantenuta per cinque giorni, ha rappresentato una sfida significativa per le indagini.
Sebbene non abbia compromesso l’esame autoptico odierno, ha notevolmente ostacolato la precedente esecuzione di una TAC, rendendo necessario un rinvio e complicando le analisi iniziali.
L’uso della calce viva, elemento che solleva interrogativi sulla volontà di occultare e distruggere prove, ha alterato la conservazione dei tessuti e ha reso più complesso l’estrazione di tracce biologiche utili per l’identificazione dell’aggressore.
Un imprevisto ritardo nella preparazione della salma, dovuto a una mancata scongelatura, aveva inizialmente rischiato di sospendere l’autopsia.
L’intervento del team medico, che ha dovuto attendere il completo scongelamento del corpo, ha permesso di procedere con l’esame, fornendo comunque un ulteriore indizio sulla complessità logistica e organizzativa delle indagini.
L’autopsia, nel suo complesso, ha delineato un quadro inquietante, che va ben oltre un semplice omicidio.
La combinazione di strangolamento, depezzamento e l’uso di sostanze chimiche per coprire il corpo suggerisce una profonda premeditazione, una freddezza nell’esecuzione e, potenzialmente, la presenza di elementi simbolici o rituali nel gesto criminale.
L’inchiesta prosegue a ritmo serrato, con l’obiettivo di identificare i responsabili e ricostruire appieno la dinamica di questo atroce delitto.