martedì 9 Settembre 2025
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Nuove opportunità di lavoro in Molise: 5.500 posizioni, ma servono competenze.

Il Molisano orizzonte economico, nei mesi di agosto, settembre e ottobre, si preannuncia caratterizzato da un’ondata di nuove opportunità lavorative, con un incremento previsto di oltre 5.500 posizioni, un dato che consolida la tendenza positiva registrata rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, con un aumento di 200 unità.
Tuttavia, dietro questo quadro apparentemente roseo si celano persistenti sfide strutturali: il 44% delle aziende si trova ancora ad affrontare difficoltà significative nel reperire candidati con le competenze richieste, evidenziando un disallineamento tra l’offerta di lavoro e le reali esigenze del mercato.

L’analisi dettagliata, elaborata dal Sistema Informativo Excelsior, frutto della collaborazione tra Unioncamere e il Ministero del Lavoro, rivela una ripartizione eterogenea della domanda.
Il settore dei servizi, tradizionalmente motore trainante dell’economia regionale, continua a dominare la scena, con una previsione di circa 3.400 nuove assunzioni, in crescita dell’8,7%.

Un incremento notevole si registra anche nel comparto turistico, settore cruciale per l’identità e lo sviluppo del Molise, seguito da una spinta positiva nei servizi alle imprese, nel commercio e nei servizi alla persona, indicando una vitalità diffusa in diversi ambiti economici.

Se il settore primario, comprendente agricoltura, silvicoltura, pesca e caccia, contribuisce con una quota significativa alla creazione di occupazione, il comparto industriale e manifatturiero, purtroppo, registra un rallentamento nell’offerta, segnale di una potenziale necessità di interventi mirati per stimolare la competitività e l’innovazione.
La prevalenza dei contratti a termine, che rappresentano l’81% delle nuove assunzioni, riflette una tendenza consolidata nel mercato del lavoro italiano e pone interrogativi sulla stabilità occupazionale a lungo termine.

La quota di contratti a tempo indeterminato (11%) e di somministrazione (3%) denota una maggiore prudenza da parte delle aziende, forse legata all’incertezza economica globale e alla necessità di flessibilità nella gestione delle risorse umane.

Questa dinamica contrattuale, se da un lato garantisce alle aziende una maggiore agilità, dall’altro, rischia di compromettere la crescita professionale e la sicurezza economica dei lavoratori, richiedendo un’attenta valutazione e, auspicabilmente, l’implementazione di politiche volte a incentivare forme contrattuali più stabili e durature.
Il problema non è solo quantitativo (numero di assunzioni), ma anche qualitativo: occorre formare figure professionali che rispondano alle nuove esigenze del mercato e promuovere un dialogo continuo tra imprese, istituzioni e mondo della formazione per colmare il divario tra domanda e offerta di lavoro.

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