Le ricerche, ancora in corso e animate da una tenace speranza, non hanno finora offerto riscontri positivi riguardo alla scomparsa di Ugo Coppola, un esperto subacqueo di 54 anni proveniente da Pescara.
L’uomo, impegnato in un’immersione di gruppo organizzata dal rinomato centro didattico ‘Dive Planet’ con base a Rimini, non ha fatto ritorno in superficie dopo essere immerso, intorno alle 13:30 di mercoledì, al relitto del Paguro.
La zona, situata a undici miglia nautiche al largo della costa ravennate, rappresenta un sito di immersione di interesse storico e tecnico, spesso frequentato da sub esperti.
L’evento solleva interrogativi complessi che trascendono la mera scomparsa.
Il relitto del Paguro, affondato decenni fa, costituisce un ecosistema artificiale, un ambiente sottomarino intricato e mutevole, dove correnti, visibilità limitata e la struttura stessa del relitto possono generare condizioni imprevedibili anche per sub esperti.
Le cause di una mancata risalita possono essere molteplici: un problema tecnico all’attrezzatura, un malore improvviso, una disorientamento dovuta alle particolari condizioni ambientali, o, più raramente, una forma di entanglement, ovvero un impiglio in una struttura del relitto.
L’apertura di un fascicolo senza ipotesi di reato, denominato “modello 45” dalla Procura di Ravenna, riflette l’approccio prudenziale e standardizzato in questi casi.
Tale procedura consente agli investigatori di raccogliere informazioni, documentare i fatti, e acquisire elementi utili per ricostruire la dinamica dell’evento senza pregiudicare eventuali sviluppi futuri.
Il modello 45 permette di mantenere aperta la possibilità di un incidente, ma non esclude la possibilità di altre cause, comprese quelle di natura naturale o accidentale.
Le operazioni di ricerca, coordinate dalle autorità competenti e supportate da team di sommozzatori specializzati, si concentrano sull’utilizzo di sonar avanzati e ROV (Remotely Operated Vehicle), veicoli sottomarini controllati a distanza, per scandagliare i fondali e individuare il corpo del sub.
La profondità del relitto, unita alla complessità del sito, rende le operazioni particolarmente delicate e impegnative, richiedendo la massima competenza e precisione.
La vicenda riapre un dibattito cruciale sulla sicurezza delle immersioni subacquee, sottolineando l’importanza di una preparazione adeguata, di una manutenzione scrupolosa dell’attrezzatura, di una comunicazione efficace all’interno del gruppo e di una conoscenza approfondita del sito di immersione.
L’esperienza di ‘Dive Planet’, un centro riconosciuto per la sua professionalità, sarà sicuramente oggetto di analisi per identificare eventuali margini di miglioramento e rafforzare i protocolli di sicurezza.
La comunità subacquea, nel suo complesso, è profondamente colpita e si stringe attorno alla famiglia di Ugo Coppola, auspicando un epilogo positivo, sebbene le speranze si affievoliscano con il passare del tempo.