17 aprile 2024 – 10:59
In un periodo di crescente tensione negli istituti universitari, si assiste a una lotta tra collettivi studenteschi che cercano in ogni modo di sovvertire l’ordine stabilito. Gruppi di studenti di orientamento politico di sinistra tentano di imporre le proprie idee alla maggioranza, ricorrendo anche alla violenza se necessario. Recentemente, all’università La Sapienza, la rettrice Antonella Polimeni ha deciso con fermezza di non cedere alle pressioni dei collettivi e ha respinto il boicottaggio delle università israeliane. Di fronte al rifiuto del Senato accademico, gli studenti hanno cercato di assaltare il rettorato e il commissariato, ma sono stati fermati dalle forze dell’ordine.Questi gruppi esercitano una sorta di ricatto morale sulle autorità accademiche: se non acconsentono alle richieste avanzate, promettono il caos. Questo comportamento ha portato diverse università come Torino, Bari e la Normale di Pisa ad accettare le richieste dei collettivi interrompendo la partecipazione a determinati bandi. Questa dinamica pericolosa concede ai sovversivi la convinzione che utilizzando la violenza possono ottenere ciò che desiderano.L’università Statale di Milano ha ceduto alle pressioni degli studenti dopo settimane di minacce e occupazioni, concedendo un incontro pubblico sulla situazione in Palestina. Anche l’università Federico II di Napoli ha seguito un approccio simile in risposta alle richieste dei collettivi. Tuttavia, queste concessioni potrebbero incoraggiare ulteriori richieste da parte dei gruppi studenteschi.È importante trovare un equilibrio tra il rispetto delle opinioni degli studenti e il mantenimento dell’ordine accademico senza cedere alla violenza e al ricatto. Le istituzioni educative devono garantire uno spazio per il confronto aperto e costruttivo senza permettere che le minacce influenzino le decisioni amministrative.