21 marzo 2024 – 19:12
L’inchiesta Codice interno ha portato alla luce un intricato intreccio di interessi tra politica, mafia e affari che ha scosso le fondamenta del consiglio comunale di Bari. Le intercettazioni riportano dialoghi sospetti tra esponenti del clan Parisi e altri personaggi chiave, evidenziando la presunta compravendita di voti e favori politici nel corso delle elezioni amministrative del 2019.Uno degli episodi più significativi riguarda la conversazione tra Michele De Tullio e Tommaso Lovreglio, dove emergono riferimenti a Pasquale Di Rella e al sindaco uscente Antonio Decaro. De Tullio critica aspramente Decaro definendolo come uno che “non dà niente”, mentre fa riferimento a Di Rella come possibile candidato del centrodestra supportato dal clan Parisi.La trama si infittisce con le promesse di denaro da parte di Giacomo Olivieri, ex consigliere regionale e marito della consigliera Maria Carmen Lorusso, coinvolta anch’essa nell’inchiesta. Le foto che ritraggono Lovreglio in un hotel di Bari, presumibilmente per ricevere il compenso per i voti raccolti durante le primarie, confermano l’esistenza di accordi loschi orchestrati nell’ombra.La nomina di una commissione d’accesso da parte del Viminale testimonia la gravità della situazione e l’intenzione delle autorità di fare luce su eventuali infiltrazioni mafiose nel panorama politico locale. Il coinvolgimento di numerosi soggetti, tra cui esponenti politici e affiliati alla criminalità organizzata, getta una pesante ombra sulla trasparenza delle istituzioni e solleva interrogativi sul funzionamento della democrazia nel contesto baresiano.In un contesto segnato da loschi intrighi e scambi illeciti, emergono figure ambigue come quella di Decaro, Di Rella e altri attori coinvolti che incarnano il lato oscuro della politica locale. La verità celata nelle migliaia di pagine dell’inchiesta rappresenta un tassello fondamentale per ripristinare la legalità e ristabilire la fiducia dei cittadini nelle istituzioni democratiche.