lunedì 25 Agosto 2025
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Nove anni dopo il sisma: Arquata del Tronto, una ferita ancora aperta.

La notte del 24 agosto 2016 si è impressa a fuoco nella memoria del Centro Italia, segnando una frattura profonda nel tessuto sociale e paesaggistico di Lazio, Marche, Abruzzo e Umbria.
Un sisma di magnitudo considerevole, verificatosi nelle prime ore del 24 agosto, ha scosso le fondamenta di borghi secolari e comunità intrinsecamente legate alla terra e alle proprie tradizioni.

Tra le aree più colpite, Arquata del Tronto, in provincia di Ascoli Piceno, e la sua frazione di Pescara del Tronto, hanno subito un danno incalcolabile: il borgo è stato quasi completamente cancellato, inghiottito da una furia distruttiva che ha portato via vite umane e sradicato intere famiglie.
Nove anni dopo, la ferita rimane aperta, un monito silenzioso che pulsa nel cuore di chi ha assistito all’implosione di un mondo intero.
L’evento non può essere semplicemente catalogato come una calamità naturale; rappresenta un trauma collettivo che ha messo a nudo la vulnerabilità umana di fronte alle forze della natura, e ha sollevato interrogativi urgenti sulla fragilità delle infrastrutture, sulla prevenzione del rischio sismico e sulla necessità di una pianificazione territoriale più attenta e sostenibile.

La perdita non si limita alle strutture fisiche; è la perdita di un patrimonio culturale immateriale, di saperi tramandati di generazione in generazione, di un senso di appartenenza e identità.
Ogni anno, la notte del 24 agosto ad Arquata del Tronto si trasforma in un momento di raccoglimento e memoria.
Non è una data come le altre, ma un anniversario doloroso che richiede riflessione e condivisione.

La comunità si ritrova nel parco dedicato alla memoria di Pescara del Tronto, un luogo simbolo della tragedia, per onorare le vittime e mantenere viva la loro storia.
La liturgia prevede una partecipazione sentita: il Rosario, recitato in segno di speranza e consolazione, e il momento del silenzio, ossimoricamente interrotto dai nomi delle vittime, scanditi con rispetto e commozione.
Questo rituale non è solo una commemorazione, ma un atto di resistenza contro l’oblio, un modo per ricostruire un senso di comunità e resilienza.
Le celebrazioni di quest’anno, presiedute da Monsignor Gianpiero Palmieri, Vescovo di Ascoli Piceno, proseguono con una solenne funzione religiosa, che si terrà all’area SAE di Pescara del Tronto.
L’area SAE, spazio destinato ad accogliere emergenze, assume in questo contesto una valenza simbolica, rappresentando la speranza di un futuro in grado di offrire una nuova accoglienza e una nuova possibilità di ricostruzione, materiale e spirituale, per una comunità duramente provata.
La ricostruzione non è soltanto un processo edilizio, ma un percorso complesso che coinvolge la ripresa economica, la reintegrazione sociale e la rivitalizzazione del patrimonio culturale.

È un processo lungo e difficile, che richiede un impegno costante e una collaborazione tra istituzioni, associazioni e cittadini.

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